Vai al contenuto

Referendum, l’intervista profetica di Landini poche ore prima del voto: “Non è che portò molto bene”

Pubblicato: 10/06/2025 10:01
Referendum intervista profetica Landini

È finita come molti avevano previsto: anche questo referendum si è schiantato contro lo scoglio del quorum, confermandosi l’ennesimo appuntamento elettorale trasformato in terreno di scontro tra opposte narrazioni politiche. L’astensione di massa e il mancato raggiungimento del 50% più uno degli aventi diritto hanno consegnato al dimenticatoio la consultazione promossa con forza dalla sinistra e sostenuta con tenacia dalla Cgil di Maurizio Landini, diventata di fatto un’occasione sprecata, consumata sul piano della comunicazione più che su quello dei risultati concreti.
Leggi anche: Referendum, Bonelli attacca Meloni: “Democrazia ostaggio della maggioranza”

Un referendum nel segno del calcolo politico

Era noto fin dall’inizio che superare il quorum sarebbe stato difficilissimo. Nonostante questo, le forze promotrici hanno scelto di insistere, portando avanti un’operazione che molti osservatori definiscono oggi come “strumentale”. L’obiettivo, non dichiarato ma evidente, era quello di usare il risultato delle urne come leva contro il governo di Giorgia Meloni. Una mossa rischiosa, che si è rivelata fallimentare, proprio perché troppo ancorata alla logica della contrapposizione ideologica piuttosto che a una reale capacità di mobilitazione popolare.

La sinistra, e in particolare il sindacato guidato da Landini, si è ritrovata così con un pugno di voti in mano e un referendum invalidato, senza che le questioni sociali al centro del quesito – precariato, sicurezza sul lavoro, diritti dei lavoratori – riuscissero a imporsi davvero nel dibattito pubblico. Un’occasione mancata che ora rischia di rafforzare il sentimento di sfiducia nei confronti della partecipazione democratica, alimentando l’apatia di chi già si sentiva distante dalle istituzioni.

Le parole di Landini: un messaggio profetico?

A voler cercare un momento emblematico dell’intera vicenda, bisogna tornare all’intervista rilasciata da Maurizio Landini a Tagadà su La7, pochi giorni prima del voto. Interpellato da Alessandro Orsingher, il leader sindacale aveva sottolineato l’importanza di non banalizzare il voto, denunciando come irresponsabile la posizione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che aveva scelto di recarsi al seggio per poi non votare.

Una “formula mai sentita”, secondo Landini, che denunciava come l’astensione di chi detiene cariche istituzionali potesse rappresentare un segnale distorto e dannoso per la democrazia. Eppure, a urne chiuse, il segnale sembra essere arrivato lo stesso: l’astensionismo ha vinto ancora una volta, confermando che il problema di fondo non è solo politico, ma culturale e sistemico. Orsingher, inoltre, sottolineava come nel 2003 gli allora Democratici di sinistra fecero campagna per l’astensione al referendum sull’Articolo 18. «Beh, lei che è una politica navigata dovrebbe sapere che non è che portò molto bene ai Ds eh…», se la rideva il sindacalista.

Astensione e democrazia: un circolo vizioso

Nel corso della sua intervista, Landini aveva ribadito con forza la necessità di dare voce ai lavoratori, di superare “leggi balorde” frutto di governi passati, di destra e sinistra, e di ridare centralità al lavoro come valore costituzionale. Aveva anche denunciato quella che ha definito una forma di “paraculaggine”, ossia il tentativo di non assumersi la responsabilità del passato e di sabotare il cambiamento suggerendo l’invalidazione del referendum.

Eppure, il messaggio non ha attecchito. Le ragioni profonde della scarsa partecipazione stanno probabilmente altrove: disillusione, mancanza di fiducia, assenza di rappresentanza. Proprio su questo punto Landini aveva lanciato un allarme: “In un Paese in cui il 50% dei cittadini non vota, c’è una crisi della democrazia”. Parole che oggi risuonano come un’amara profezia autoavveratasi.

Quando il messaggio non arriva

Uno degli aspetti più controversi di questa tornata referendaria è stato proprio il modo in cui è stata comunicata. Nonostante la centralità di temi come sicurezza sul lavoro, lotta alla precarietà e tutela dei diritti, la campagna ha faticato a penetrare nel tessuto sociale. Troppo legata a dinamiche interne al mondo sindacale e alla politica di opposizione, troppo distante dalle preoccupazioni quotidiane dei cittadini.

Il tentativo di contrapporre il “voto attivo” alla linea dell’astensione, pur legittimo, è apparso debole e poco convincente. Il risultato è stato un referendum ignorato dalla maggioranza degli italiani, percepito come l’ennesimo esercizio sterile, incapace di produrre effetti concreti. Un fallimento anche comunicativo, che apre interrogativi sul ruolo e sulla strategia di chi oggi ambisce a rappresentare una parte significativa del Paese.

Il giorno dopo, tra bilanci e responsabilità

Il bilancio, dunque, è severo. Da un lato, la sinistra e il sindacato si trovano costretti a fare i conti con un’iniziativa che non ha raggiunto i propri obiettivi. Dall’altro, il governo può interpretare l’alto astensionismo come una conferma della propria linea, pur senza potersi sottrarre al problema più ampio: quello di una partecipazione democratica sempre più fragile.

Nel mezzo, resta il giudizio dell’opinione pubblica, che vede in episodi come questo la conferma di una classe dirigente incapace di generare consenso attivo. Il rischio è che anche le battaglie più giuste, se condotte nel modo sbagliato, finiscano per diventare strumenti di propaganda destinati all’oblio.

E in questa crisi di rappresentanza, il ruolo di Maurizio Landini, oggi più che mai, sembra trovarsi su un crinale instabile: tra la volontà di cambiare e l’impossibilità di farlo davvero, senza prima riconquistare la fiducia di chi da troppo tempo non si reca più alle urne.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 10/06/2025 11:41

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure