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Garlasco, la testimone Bermani: “La bici? Ho pensato, ‘Sarà venuta la cugina a trovarla’…”

Pubblicato: 11/06/2025 23:57

Nel video pubblicato su X ed andato in onda su Chi l’Ha Visto si mostra un punto di vista di una delle testimonianza chiave del processo a Garlasco che prende una sfumatura del tutto diversa. Franca Bermani, una vicina di casa dei Poggi, ripercorre nel video la mattinata del 13 agosto 2007, quando a circa le 9:10 notò una bicicletta nera da donna appoggiata al muro della villetta. Con voce ferma afferma che quel mezzo, privo di cestino e con dettagli particolari come molle cromate e una sella larga, non è lo stesso sequestrato ai familiari di Alberto Stasi. È noto che la testimonianza della Bermani fu considerata decisiva, ma è meno noto a livello mainstream che lei di primo acchito non pensò affatto a Stasi, bensì alle cugine di Chiara, e che sottoposta alla visione della famosa bici nera trovata nel luogo di lavoro di Nicola Stasi, negò che si trattasse della stessa.

Le parole di Franca Bermani

Nel video Bermani sottolinea: “È una bici molto ben tenuta, quella di Stasi è più moderna, ha un portapacchi e sella diverse” – sostenendo con sicurezza che si tratta di un modello differente. Ha anche specificato di essere consapevole dell’ora – “guardo sempre l’orologio” – e di avere distinto chiaramente quei particolari insieme all’orario preciso. E aggiunge: “Ho pensato fosse venuta a trovarla una cugina”. Stefania Cappa aveva, infatti, una bici in tutto e per tutto simile a quella da lei descritta, che però non fu mai né sequestrata né analizzata.

Il ruolo decisivo della bici nel processo

Dal terzo capoverso in poi: La testimonianza di Bermani ha avuto un peso determinante nel processo contro Stasi. La presenza di quella bici nera — confermata anche da un secondo testimone, Travain — ha aperto la pista dell’assassino che secondo l’accusa avrebbe usato quel mezzo per entrare ed uscire dalla villetta. In seguito, vennero sequestrate due biciclette: una bordeaux usata da Stasi e una nera, di due marche diverse. Sui pedali della bici bordeaux furono rilevate tracce biologiche in un primo tempo considerate compatibili con sangue umano, ma poi si rivelarono compatibili anche con frutta o cellule organiche di tipo vegetale.

La difesa e l’accusa si sono confrontate sulla questione dei pedali, ipotizzando che cesi potesse esserci stato uno scambio, proprio per confondere le tracce: un’operazione che, se provata, confermerebbe l’intento di depistaggio da parte di Stasi.

Le implicazioni processuali

La testimonianza di Bermani rimane tra le più rilevanti nel procedimento: la sua chiarezza sui dettagli ha messo in discussione la corrispondenza tra la bici vista sulla scena e quella sequestrata a Stasi, gettando ombre sull’ipotesi che si tratti del mezzo dell’assassino.

Guarda il video:

Nel processo, l’origine delle tracce sui pedali ha sollevato dibattito: la parte civile, rappresentata dall’avvocato Tizzoni, ha avanzato la teoria dello scambio intenzionale dei pedali. Al contrario, il sostituto procuratore generale Barbaini ha respinto questa ipotesi, sostenendo invece che non ci siano elementi oggettivi a supporto del presunto depistaggio.

In sintesi, Bermani ha rivendicato di aver visto una bici vera che non corrisponde a quella collegata a Stasi, gettando nuova luce sulla scena del delitto. Il ruolo di quella bici nel processo resta centrale: tracce biologiche, testimonianze e la possibilità di manipolazioni pattiscono un nodo cruciale nell’intera ricostruzione giudiziaria.

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Ultimo Aggiornamento: 12/06/2025 07:31

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