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Occhiuto indagato per corruzione: “È come se mi accusassero di omicidio”

Pubblicato: 11/06/2025 21:43

Per la prima volta nella mia vita ho ricevuto un avviso di garanzia”: lo dice con voce ferma ma visibilmente turbata Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un video pubblicato sui suoi canali social nel tardo pomeriggio dell’11 giugno. La notizia è di quelle che scuotono il panorama politico regionale e nazionale: la Procura della Repubblica di Catanzaro lo ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione, nell’ambito di un’inchiesta più ampia.
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Nel video, Occhiuto si rivolge direttamente ai cittadini, scegliendo la strada della trasparenza e della difesa pubblica: “A me? Che in questi anni ho gestito la Regione con un rigore assoluto, senza fare mai nulla che anche solo lontanamente potesse avvicinarsi a un’ipotesi di corruzione”.

La reazione: “Non sono sereno un piffero”

Con parole che escono dai canoni abituali della comunicazione politica, Occhiuto evita le formule rituali e si abbandona a un tono più diretto: “Sono sereno un piffero, non sono sereno per niente. Perché essere iscritto nel registro degli indagati, anche a mia tutela, è per me una cosa infamante: è come se mi avessero accusato di omicidio”.

Una reazione che vuole trasmettere sconcerto e indignazione, ma anche fermezza. “Ho chiesto subito di essere interrogato dai magistrati, pure al buio, perché non so nemmeno quale circostanza mi viene contestata”, aggiunge il governatore, spiegando di voler affrontare l’accusa immediatamente, senza attendere che si sviluppi ulteriormente il clamore mediatico o giudiziario.

Fiducia nella magistratura, ma senza ipocrisie

Pur ribadendo di non voler mutare posizione ora che si trova dall’altra parte della barricata, Occhiuto non risparmia toni critici contro quello che considera un automatismo distruttivo: “È inverosimile che io possa essere accostato a un’ipotesi di corruzione”. E ripete il suo vecchio mantra, rivolto più volte in passato alla magistratura: “Indagate, indagate, indagate fino in fondo. Fatelo anche su di me, controllatemi tutto”.

Il riferimento costante è alla sua linea politica e amministrativa, che si è sempre presentata come improntata al rigore, soprattutto in un contesto come quello calabrese, storicamente segnato da infiltrazioni, clientelismi e opacità nella gestione pubblica.

Un’inchiesta dai contorni ancora incerti

Nessun dettaglio specifico è stato ancora reso noto sulle ragioni precise dell’avviso di garanzia. Non si conoscono né i fatti contestati né il periodo cui si riferirebbero. Lo stesso Occhiuto dice di essere all’oscuro delle motivazioni: “Non so nemmeno quale circostanza mi viene contestata”.

L’inchiesta della procura di Catanzaro — guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri fino a pochi mesi fa — coinvolgerebbe, secondo fonti giudiziarie, più persone. Ma per ora non ci sono comunicazioni ufficiali né da parte dell’autorità giudiziaria né da parte degli eventuali coindagati.

Le reazioni politiche e il futuro del governo regionale

Al momento non sono arrivate dichiarazioni ufficiali né dalla presidenza del Consiglio né dai vertici di Forza Italia, il partito di Occhiuto. La sua scelta di comunicare in prima persona e subito, però, ha spiazzato molti osservatori: una mossa di trasparenza o una strategia di autodifesa preventiva? In ogni caso, l’indagine rischia di avere conseguenze politiche rilevanti, sia dentro la Regione Calabria sia a livello nazionale, dove Occhiuto ha spesso rivestito un ruolo di interlocutore nei rapporti tra governo e territori meridionali.

Il governatore, almeno per ora, non sembra intenzionato a fare un passo indietro, né sul piano istituzionale né su quello politico. Ma l’evolversi dell’inchiesta dirà se la sua linea di resistenza potrà reggere o se dovrà fare i conti con una pressione crescente, tanto giudiziaria quanto mediatica.

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Ultimo Aggiornamento: 19/06/2025 11:39

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