Vai al contenuto

Referendum, Bersani a La Russa: “Canta vittoria, ma una democrazia non è sana se il lavoro è malato”

Pubblicato: 11/06/2025 17:16
referendum Bersani La Russa

Nel dibattito seguito ai recenti referendum sul lavoro, l’ex segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani è intervenuto con toni critici e riflessivi, ponendo l’accento su un tema centrale: il valore politico dell’astensione e la necessità di leggere il dato oltre i meri numeri. Intervistato durante la trasmissione Dimartedì su La7, Bersani ha risposto direttamente alle parole del presidente del Senato Ignazio La Russa, che aveva esultato per il mancato raggiungimento del quorum, attaccando duramente le forze del centrosinistra promotrici dei quesiti referendari.
Leggi anche: Applausi scroscianti a Giorgia Meloni, la reazione di Bersani a Dimartedì: “Mamma mia”

Una “vittoria di Pirro” per chi esulta sull’astensione

“È chiaro che se non raggiungi il quorum in un referendum, hai perso. Però a chi canta vittoria sulle astensioni, come ho visto fare con il solito ‘garbo’ dalla seconda carica dello Stato, che ha insultato un po’ tutti, dico: quella è una vittoria di Pirro”. Con questa dichiarazione, Bersani ha voluto ridimensionare la portata del trionfalismo espresso da alcuni esponenti della maggioranza, in primis proprio La Russa, sottolineando la distanza tra il risultato formale e il significato politico dell’iniziativa referendaria.

Nel farlo, ha messo in discussione la lettura aritmetica del dato elettorale, invitando invece a considerare la mobilitazione di oltre 14 milioni di cittadini come una manifestazione concreta di dissenso e partecipazione.

Il quorum non basta più per valutare il successo

Bersani ha ricordato come, da oltre quindici anni, raggiungere il quorum nei referendum abrogativi sia diventato un obiettivo quasi impossibile. “È evidente che oggi i referendum hanno preso un’altra piega. Oltre all’obiettivo del quorum, che ovviamente è immancabile, c’è anche quello di introdurre nel dibattito pubblico un tema dirimente come quello del lavoro, che non riesce a passare per le vie politiche e parlamentari”.

Le parole dell’ex leader dem mirano a trasformare la sconfitta formale in un’occasione politica, capace di rimettere al centro del dibattito una questione strutturale. Il tema del lavoro, secondo Bersani, non è più eludibile, e il referendum avrebbe avuto il merito di far emergere con chiarezza il disagio di una parte consistente della popolazione.

“Un’economia non può essere sana se il lavoro è malato”

Nel suo intervento, Bersani ha posto un accento particolare sulla dimensione etico-politica del lavoro, legandola direttamente alla qualità della democrazia. “Al referendum sono andati a votare, malcontati, 14 milioni e mezzo di persone: se usciamo dai numeri e pensiamo a quei cittadini in carne e ossa, è chiaro che questa non è tutta gente che pensasse di arrivare al quorum. È gente che pensava di segnalare al governo e alla politica che un’economia non può essere sana se il lavoro è malato, una democrazia non può essere sana se il lavoro è malato”.

Parole che suonano come una denuncia nei confronti dell’attuale sistema economico, ma anche come un appello alla responsabilità della politica. Bersani sostiene che la partecipazione al voto, se letta nella sua sostanza, rappresenti un segnale chiaro di disagio e di volontà di cambiamento.

L’appello al centrosinistra: “Serve una vera piattaforma sul lavoro”

Nel finale del suo intervento, Bersani ha rivolto un messaggio diretto al Partito Democratico, al Movimento 5 Stelle e ad Alleanza Verdi e Sinistra, esortandoli a non ignorare l’indicazione arrivata dal corpo elettorale. “In questi ultimi due anni si è drammatizzata la questione lavoro, ma non se ne vuole prendere atto. Oggi è arrivata una risposta da 14 milioni di italiani. Adesso, se si vuole attivare quella ricarica di batteria che dicevo, bisogna che le forze politiche, a cominciare dal centrosinistra, trasformino il tema lavoro in una vera piattaforma politica”.

Secondo Bersani, dunque, non è il momento di ritirarsi dal confronto, ma piuttosto quello di tradurre l’impegno referendario in iniziativa parlamentare e progettuale, riconoscendo il valore delle domande espresse dalla società civile. Non solo un segnale elettorale, ma una base concreta da cui ripartire per ridefinire il rapporto tra politica e lavoro.

Una sfida ancora aperta

Il commento di Bersani offre una chiave di lettura differente da quella offerta da buona parte della destra politica, sottolineando come la partecipazione al voto, anche in assenza di quorum, possa rappresentare una leva di cambiamento. Il rischio, secondo l’ex segretario del PD, è che si perda di vista il cuore del problema: la crisi del lavoro come crisi della democrazia.

Al netto dei numeri, delle dichiarazioni e delle contrapposizioni ideologiche, ciò che emerge è una domanda politica chiara: chi si farà carico delle istanze dei milioni di cittadini che hanno espresso un segnale attraverso il voto? Una domanda che, per Bersani, non può più essere ignorata.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure