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Scivola e muore così, a soli 24 anni. Tragedia in montagna: fatale quel maledetto istante

Pubblicato: 12/06/2025 17:20
alpinista monte bianco

Il respiro affannoso rompeva il silenzio irreale dell’alba, mentre la giovane donna avanzava passo dopo passo su un crinale esposto. Ogni muscolo bruciava, ma la determinazione nei suoi occhi era più forte di qualsiasi fatica. Aveva allenato la sua vita per questo momento, per la sensazione di libertà che solo le grandi altitudini potevano offrire. La cima, un sogno quasi tangibile, si stagliava contro il cielo che iniziava a tingersi di rosa, promettendo una vista mozzafiato e la vertigine di un’impresa compiuta.

Improvvisamente, un boato sordo squarciò l’aria gelida. Un rumore sinistro, inconfondibile per chi conosce la montagna. Un brivido gelò il sangue nelle vene. Senza esitare, accelerò il passo, cercando disperatamente un riparo, una roccia che potesse offrirle protezione da ciò che stava precipitando alle sue spalle. Le pietre, fortunatamente, non la colpirono direttamente. Ma nel frenetico tentativo di salvezza, il piede trovò un appoggio precario, e il mondo le crollò addosso. Un attimo di lucida consapevolezza, poi solo il rombo assordante della caduta e il freddo abbraccio del vuoto. La ricerca, iniziata poco dopo, si concluse con il ritrovamento del suo corpo inerte ai piedi della parete, un silenzioso epilogo a un’ambizione stroncata troppo presto.

Alpinista americana muore sul Monte Bianco

Il Monte Bianco, gigante maestoso e spesso impietoso, ha reclamato un’altra giovane vita. Questa mattina, un’alpinista americana di appena 24 anni ha trovato la morte precipitando nel famigerato Couloir du Goûter, un passaggio insidioso lungo la via Normale francese che conduce alla vetta. Il suo sogno di conquistare la cima più alta delle Alpi si è infranto in un tragico istante, lasciando dietro di sé un’eco di dolore e l’ennesimo monito sulla spietata bellezza della montagna.

Il Couloir du Goûter è da tempo un punto critico per gli alpinisti. La sua esposizione alle cadute di sassi, dovute al disgelo e all’instabilità della roccia, lo rende un tratto estremamente pericoloso, al punto da essere soprannominato da molti “il canalone della morte”. Nonostante gli sforzi e i tentativi di mitigazione dei rischi, tragedie come quella di oggi continuano a ricordarci l’imprevedibilità e la potenza indomita della natura.

La ricostruzione

Secondo le prime ricostruzioni fornite dal Peloton de Gendarmerie de Haute Montagne (PGHM) di Chamonix, la dinamica dell’incidente è agghiacciante nella sua fatalità. La giovane donna stava procedendo lungo il canalone, un tratto notoriamente esposto a pericoli oggettivi, quando una scarica di pietre ha rotto il silenzio glaciale della mattinata. In un istintivo tentativo di sfuggire al pericolo imminente, l’alpinista ha accelerato il passo, cercando disperatamente di mettersi in salvo. Ironia della sorte, o forse un crudele scherzo del destino, le pietre non l’hanno colpita direttamente. Ma la fretta, la concitazione e la difficile natura del terreno hanno avuto un esito altrettanto devastante.

Ha perso l’equilibrio, scivolando in un’inesorabile caduta lungo tutto il ripidissimo canalone. Un volo che non le ha lasciato scampo. I soccorritori l’hanno ritrovata senza vita ai piedi della parete, testimonianza muta di un’impresa interrotta e di un futuro spezzato.

Questa ennesima vittima sul Monte Bianco riaccende il dibattito sulla sicurezza in alta montagna e sulla preparazione necessaria per affrontare vie di tale complessità. Ogni alpinista sa che la montagna concede e toglie, ma il dolore per una giovane vita spezzata rimane un fardello pesante, un monito silente per tutti coloro che osano sfidare le vette.

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