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Partono da Torino per partecipare alla marcia per Gaza, arrestati all’aeroporto del Cairo

Pubblicato: 12/06/2025 11:16
Torino studenti arrestati Cairo

C’è un momento preciso in cui le parole non bastano più. È il momento in cui la protesta si fa corpo, si muove, prende un biglietto e parte. Un gesto semplice, come salire su un treno o un aereo, può allora diventare una dichiarazione politica, un atto che dice: non posso più restare fermo. Non è solo un viaggio, è un’espressione di solidarietà, di dissenso, di militanza attiva. È la trasformazione della rabbia in azione.
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Così, per alcuni giovani, la distanza geografica non è una barriera ma un punto di partenza. Le loro tende piantate nel cuore delle città europee diventano simboli, presìdi temporanei di umanità e coscienza civile. E quando decidono di spostarsi, lo fanno per affermare un principio, per unirsi a una voce collettiva che chiede che le cose cambino. Anche se questo significa andare incontro all’imprevisto, o perfino al blocco.

Arrestati al Cairo due giovani attivisti partiti da Torino

È con questo spirito che Andrea Usala, 25 anni, e Vittoria Antonioli Arduini, 21 anni, sono partiti ieri da Torino con l’obiettivo di raggiungere la Striscia di Gaza. Entrambi studenti della scuola Holden, sono stati arrestati questa mattina all’aeroporto del Cairo, mentre cercavano di aderire alla Global March to Gaza, una manifestazione internazionale che intendeva raggiungere il valico di Rafah per chiedere l’apertura degli accessi agli aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese.

I due fanno parte del gruppo di attivisti che dal 19 maggio occupa simbolicamente piazza Castello, ribattezzata piazza Palestina, nel centro di Torino. Con le loro tende e gli striscioni, chiedono la fine delle ostilità e l’immediata protezione dei civili coinvolti nel conflitto a Gaza. La loro partenza era stata annunciata con parole chiare: «Non possiamo continuare a stare in silenzio di fronte al genocidio a Gaza. Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo fermarlo».

L’obiettivo era il valico di Rafah per chiedere aiuti

Il piano prevedeva una partenza da Torino verso Milano, da lì un volo per il Cairo e poi l’adesione alla marcia. L’obiettivo dichiarato era quello di «fare pressione sul governo egiziano affinché apra ai corridoi umanitari e permetta l’ingresso di beni essenziali nella Striscia di Gaza». I due giovani avevano sottolineato la volontà di unirsi a una rete di attivisti internazionali per portare all’attenzione globale una crisi che continua a causare vittime civili, con gravi ripercussioni sui più vulnerabili.

Ma le cose non sono andate come previsto. All’alba di oggi, all’arrivo in Egitto, le autorità aeroportuali hanno bloccato entrambi. Secondo quanto riferito dai compagni rimasti in presidio a Torino, Vittoria sarebbe già in fase di rimpatrio, mentre su Andrea non si hanno al momento notizie certe. L’unica conferma è che sia arrivato al Cairo, ma nessuna comunicazione ufficiale è stata diffusa in merito alla sua situazione attuale.

Tensione tra gli attivisti, centinaia bloccati in aeroporto

A confermare il clima di tensione sono gli stessi ragazzi che da settimane tengono vivo il presidio in piazza Castello. Sono stati loro a diffondere la notizia degli arresti: «Li hanno fermati all’alba. Vittoria la stanno già rimpatriando. Di Andrea non sappiamo nulla. Sappiamo solo che è arrivato al Cairo». Nello stesso aeroporto, spiegano, si troverebbero centinaia di persone bloccate: «Ci sono europei, tunisini, algerini. È un bruttissimo segnale: vogliono oscurare la nostra lotta».

Secondo le testimonianze raccolte, le autorità egiziane starebbero infatti adottando misure restrittive nei confronti dei partecipanti alla Global March to Gaza, impedendo loro di raggiungere il valico di Rafah, punto strategico per l’invio di aiuti e per l’eventuale evacuazione di civili. Una decisione che ha provocato forti critiche da parte delle associazioni per i diritti umani e dei movimenti di solidarietà internazionale.

La protesta continua nel cuore di Torino

Nel frattempo, chi è rimasto a Torino mantiene vivo il presidio nella simbolica piazza Palestina. I compagni di Andrea e Vittoria proseguono la loro azione pacifica tra dibattiti, assemblee pubbliche e momenti di informazione, decisi a non lasciar cadere nel silenzio quanto sta accadendo. Il fermo dei due giovani attivisti non ha fatto altro che rafforzare, spiegano, il senso della loro mobilitazione: «Siamo qui per dare voce a chi non ce l’ha. E non ci fermeremo».

L’episodio solleva ancora una volta interrogativi sulle limitazioni alla libertà di movimento e sulla gestione dei confini internazionali nei confronti di manifestazioni politiche pacifiche. L’arresto di due giovani cittadini italiani impegnati in un’iniziativa non violenta riporta l’attenzione sul difficile equilibrio tra sicurezza, diritti umani e libertà di espressione.

La situazione di Andrea Usala, ancora incerta, sarà seguita con attenzione nelle prossime ore, anche da parte delle istituzioni italiane. Intanto, la protesta da Torino a Gaza, passando per il Cairo, continua a chiedere quello che per molti resta un diritto irrinunciabile: la possibilità di schierarsi, di parlare, di agire.

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