
Sta nascendo un’Italia con un’anima profondamente azzurra, fatta di uomini che l’azzurro lo conoscono a memoria. Da Gigi Buffon a Gennaro Gattuso, passando per Leonardo Bonucci, Andrea Barzagli e forse anche Gianluca Zambrotta. Ma il nome che sorprende di più è quello di Cesare Prandelli, l’ex commissario tecnico che nel 2012 portò l’Italia a una splendida finale europea. Per lui si profila un ruolo inedito: direttore tecnico federale, figura mai esistita nel nostro calcio, ma già consolidata in altri paesi.
Prandelli, che da anni denuncia la crisi del calcio giovanile italiano, potrebbe diventare il punto di collegamento tra Club Italia e il settore giovanile, con l’obiettivo di impostare un lavoro a lungo termine sulla crescita tecnica dei ragazzi. Come accade da anni in Spagna, Francia e Germania, dove il talento viene coltivato più che incanalato. Il suo ruolo sarebbe anche quello di affiancare il futuro ct e collaborare con Maurizio Viscidi, attuale coordinatore delle giovanili.

Intanto, per la panchina della Nazionale maggiore, prende quota il nome di Gennaro Gattuso, in netto vantaggio sugli altri candidati. L’ex tecnico di Milan, Napoli e Marsiglia ha voglia di tornare in pista e accetterebbe un contratto fino al Mondiale 2026, con possibile rinnovo in base ai risultati. A fare da mediatore c’è Buffon, oggi capo delegazione azzurro, che con Gattuso ha già parlato a lungo di idee, progetto tecnico e staff.
Proprio lo staff sarà uno dei nodi centrali. Gattuso vorrebbe portare con sé i suoi uomini di fiducia: Luigi Riccio come vice, Beruatto, Corrain, Iaia, Andorlini e Paleari per la parte atletica e tecnica. Ma la FIGC spinge per un inserimento “pesante” nel gruppo, per rafforzare l’identità e il senso di appartenenza. Così, oltre a Bonucci, oggi nell’Under 20, si pensa a Barzagli e Zambrotta anche in ottica Under 21, creando un ponte diretto con la prima squadra.

La nomina ufficiale del nuovo ct non dovrebbe arrivare prima dell’inizio della prossima settimana, mentre per Prandelli i tempi si allungano. Resta sul tavolo anche l’ipotesi di una figura d’esperienza: si sono fatti i nomi di Domenico Tedesco, Rafa Benitez, José Mourinho, Joachim Löw e persino di un ritorno di Roberto Mancini. Ma, almeno per ora, la pista “azzurra” è considerata la più concreta.
L’obiettivo è chiaro: centrare la qualificazione al Mondiale americano del 2026 e, allo stesso tempo, impostare un lavoro profondo sui vivai per creare un’Italia capace di esprimere nuovi Bellingham, Yamal o Doué. Un progetto ambizioso che parte dal recupero dello spirito vincente di chi ha scritto pagine importanti della nostra storia calcistica.
Se tutto andrà secondo i piani della Federazione, l’Italia del futuro sarà costruita da chi ha già vissuto l’onore e l’onere della maglia azzurra. E oggi, più che mai, il calcio italiano sembra pronto a ripartire dalla propria identità.