
L’Aja, città simbolo di giustizia internazionale e ora teatro del prossimo vertice NATO, si prepara ad accogliere i leader del mondo occidentale, ma l’attenzione è già polarizzata su una presenza, o meglio, su una quasi-assenza che parla volumi: quella del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Le fonti diplomatiche alleate, confermando all’ANSA la notizia, dipingono un quadro complesso e ricco di sfumature: Zelensky sarà all’Aja, sì, ma la sua partecipazione si limiterà alla cena offerta dal Re dei Paesi Bassi Guglielmo Alessandro la sera precedente il summit. Un dettaglio, questo, che da marginale diventa immediatamente centrale, trasformando una semplice formalità in un messaggio politico dirompente.

Perchè solo la cena?
Questa scelta, apparentemente innocua, è tutt’altro che casuale. In un momento in cui l’Ucraina è più che mai al centro delle dinamiche geopolitiche, con un conflitto che continua a mietere vittime e a plasmare gli equilibri europei, la decisione di Zelensky di presenziare solo a un evento conviviale, pur di alto profilo, e di disertare le sessioni ufficiali del vertice NATO è un’azione carica di simbolismo. È un gesto che può essere interpretato su più livelli, ognuno con le sue implicazioni e le sue domande aperte.
La cena potrebbe essere l’occasione per Zelensky di intessere dialoghi diretti e riservati con i leader presenti, bypassando le rigidità del formato summit. È un modo per mantenere viva l’attenzione sulla causa ucraina, per esercitare una pressione morale e politica, senza tuttavia esporsi a dibattiti che potrebbero rivelarsi infruttuosi o, peggio, deludenti. L’assenza dai tavoli negoziali ufficiali potrebbe essere un segnale chiaro: l’Ucraina è stanca di promesse e attende azioni concrete, in primis un cronoprogramma definito per la sua integrazione nella NATO.

Tra strategia diplomatica e pragmatismo di sicurezza
In secondo luogo, la decisione potrebbe riflettere una complessa strategia diplomatica, volta a massimizzare l’impatto della presenza ucraina senza compromettere la narrazione interna di un paese in guerra. Zelensky, icona globale della resistenza, deve bilanciare la necessità di ottenere supporto internazionale con l’esigenza di mantenere il morale alto all’interno dei propri confini.
Una partecipazione piena al vertice, con i riflettori puntati su ogni sua parola e ogni suo gesto, potrebbe esporlo a domande scomode o a negoziati non all’altezza delle aspettative ucraine. La cena reale, invece, offre un palcoscenico più controllato, un’opportunità per cementare relazioni e veicolare messaggi chiave in un contesto meno formale e più empatico.
Infine, non si può escludere che dietro questa scelta vi siano ragioni di sicurezza e logistica. Il presidente di un paese in guerra è un bersaglio primario, e ogni spostamento internazionale comporta rischi calcolati. Limitare la permanenza all’Aja e le esposizioni pubbliche potrebbe essere una misura prudenziale per garantire la sua incolumità e ridurre le complessità logistiche.
Indipendentemente dalle motivazioni specifiche, la presenza “ombra” di Zelensky all’Aja è destinata a generare un ampio dibattito e ad aggiungere un ulteriore strato di complessità al vertice NATO. Non sarà solo un’occasione per discutere di strategie difensive e di nuove minacce, ma anche un momento di riflessione profonda sul ruolo dell’Ucraina in Europa e sul futuro dell’Alleanza Atlantica.