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Annamaria D’Eliseo impiccata in casa, marito condannato all’ergastolo: “L’ha uccisa nel modo più crudele”

Pubblicato: 13/06/2025 18:07

Ci sono storie che scuotono profondamente la sensibilità pubblica, non solo per la loro gravità, ma per il dramma familiare che rivelano. Vicende in cui il confine tra amore e tragedia viene superato con violenza, lasciando dietro di sé dolore, domande e lacerazioni che difficilmente si rimarginano.

Una lunga attesa per la verità si è conclusa con un verdetto pesante, arrivato al termine di un processo che ha tenuto con il fiato sospeso una comunità intera. In aula, si sono confrontate versioni inconciliabili e sentimenti contrastanti, tra chi chiedeva giustizia e chi ancora invoca l’innocenza.

Ergastolo per il 73enne accusato dell’omicidio della moglie

La Corte d’Assise ha condannato all’ergastolo un uomo di 73 anni per l’omicidio volontario aggravato della propria moglie, una collaboratrice scolastica di 60 anni, uccisa il 15 luglio 2022. Secondo i giudici, l’uomo l’avrebbe strangolata con dei cavi elettrici trovati nella cantina-garage dell’abitazione dove vivevano. Dopo il delitto, avrebbe cercato di fingere un suicidio, inscenando una messinscena per sviare le indagini.

La sentenza prevede anche il risarcimento per i cinque figli della vittima, da quantificare in separata sede. Inoltre, è stata stabilita una somma simbolica di mille euro all’associazione Dafne, costituitasi parte civile nel processo.

Nessuna attenuante: l’uomo si è sempre dichiarato innocente

La Procura aveva chiesto una condanna severa, senza attenuanti, sostenendo che l’imputato non abbia mai mostrato segni di pentimento o responsabilità. I giudici hanno accolto in pieno questa visione, ritenendo infondate le dichiarazioni difensive dell’uomo, che nel corso dell’intero procedimento ha continuato a dichiararsi innocente.

I suoi legali, Calogero Talluto e Alessandra Baldassarre, hanno già annunciato ricorso: «Siamo curiosi di vedere come la Corte giustificherà alcune scelte». I difensori hanno anche ribadito la loro convinzione: «Abbiamo fatto il nostro lavoro, crediamo nell’innocenza del nostro assistito».

Al termine della lettura del verdetto, l’imputato si è mostrato visibilmente scosso, e secondo alcuni presenti avrebbe avuto una reazione di stizza nei confronti dei familiari della vittima. Ne è nata una breve discussione davanti all’aula del tribunale, a sottolineare ancora una volta quanto il dolore e la rabbia restino vivi anche dopo la pronuncia della giustizia.

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Ultimo Aggiornamento: 13/06/2025 18:10

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