
Un messaggio che sa di dichiarazione di guerra. Il nuovo comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, Mohammad Pakpour, ha pronunciato parole di fuoco nei confronti di Israele, promettendo una risposta durissima a ogni aggressione nei confronti dell’Iran.
Le sue dichiarazioni, riportate dall’agenzia semi-ufficiale Tasnim, non lasciano spazio a interpretazioni: «Il regime sionista criminale e illegittimo avrà un destino amaro e doloroso, con conseguenze gravi e distruttive», ha tuonato il generale.

Una retorica incendiaria che alimenta la tensione
L’affermazione più potente – e più inquietante – è arrivata poco dopo: «Apriremo le porte dell’inferno a Israele». Con questa espressione, carica di simbologia apocalittica e minaccia esplicita, Pakpour ha voluto lanciare un segnale chiaro non solo a Tel Aviv, ma anche all’intera comunità internazionale: l’Iran è pronto a passare dalla deterrenza all’azione diretta. Non si tratta solo di parole: il linguaggio usato dal nuovo comandante dei Pasdaran marca una discontinuità netta con le ambiguità strategiche del passato.
Secondo Pakpour, gli attacchi israeliani sul suolo iraniano – episodi sempre più frequenti negli ultimi anni, spesso condotti con precisione chirurgica e rivendicati in modo implicito – «non resteranno senza risposta». È un avvertimento che suona come un preannuncio: la vendetta iraniana potrebbe essere solo questione di tempo.

Escalation inevitabile?
Le parole del comandante si inseriscono in un contesto già estremamente infiammato. Il conflitto in corso a Gaza, le tensioni nel Libano meridionale, gli attacchi ai traffici marittimi nel Golfo e il ruolo sempre più visibile dell’Iran come potenza regionale armata e ideologica disegnano uno scenario nel quale ogni scintilla potrebbe trasformarsi in incendio.
La retorica aggressiva di Pakpour, unita alle crescenti capacità militari dei Pasdaran – inclusi i droni, i missili balistici e la rete di milizie alleate in Siria, Iraq e Libano – rende plausibile l’ipotesi di una escalation diretta con Israele, soprattutto se nuovi attacchi dovessero colpire obiettivi strategici iraniani.
Il peso delle parole
Quando un alto comandante delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche – una delle forze più potenti e ideologizzate del Medio Oriente – afferma pubblicamente che “Israele pagherà un prezzo altissimo”, non è solo propaganda. È un messaggio calibrato per avere un impatto, per intimidire, per condizionare. Ma soprattutto, è una dichiarazione che rischia di concretizzarsi in azioni.
Il mondo guarda con preoccupazione all’ennesimo picco di tensione tra due potenze che, da anni, si confrontano su fronti multipli, tra intelligence, sabotaggi, attacchi mirati e guerre per procura. Ora, con Pakpour alla guida dei Pasdaran, il confronto potrebbe cambiare di tono – e di intensità.