
Novak Djokovic si apre senza filtri: “Io non dovevo essere lì“, riflette il campione serbo mentre rievoca i suoi esordi nel mondo del tennis, spesso in ombra di due colossi come Roger Federer e Rafael Nadal. Una confessione sincera, con tratti di inattesa malinconia, che ripercorre una carriera leggendaria.
Con il suo carattere diretto e a tratti spietato, molto simile al giocatore che era e ancora è in campo, Djokovic torna indietro nel tempo durante un episodio del podcast “Failures of Champions“. Ricorda i primi anni in cui era considerato il “terzo incomodo“, un intruso tra due giganti.
Un outsider diventato leggenda
“Non sono mai stato amato come loro, perché non avrei dovuto essere lì”, riflette con una punta di dispiacere il campione serbo. Con 100 titoli ATP e 24 Slam alle spalle, Djokovic è il giocatore più vincente di sempre. Eppure riflette sui suoi inizi, quando il tennis mondiale aveva due padroni indiscussi: dalla Svizzera, la grazia di Federer; dalla Spagna, la forza di Nadal.
Il giovane Novak era l’ospite inatteso, colui che scompigliava le carte in tavola. “Mi comportavo in modo arrogante, ero giovane e mi sentivo fuori posto. A molti non piaceva che fossi lì a dire: diventerò il numero uno“. Eppure ci è riuscito alla grande, battendo record su record.
Un percorso di crescita
Il primo segnale del suo potenziale arrivò nel 2006 ad Amersfoort, ma fu nel 2008 a Melbourne che Djokovic conquistò il suo primo Slam, segnando l’inizio di dominio a tre. Quell’epoca che oggi chiamiamo “l’era dei Big Three”, diventati poi in parte “Big Four” con l’avvento di Andy Murray, l’unico che riuscì a contrastarli.

Il fuoriclasse serbo non si accontentò mai di un ruolo di comparsa. Nel corso degli anni, oltre a vincere tanto, ha tolto a Nadal importanti vittorie sulla terra battuta e ha battuto più volte Federer a Wimbledon, con la finale del 2019 che resta leggendaria.
Djokovic: “Ero un figlio indesiderato”
“Non ho mai augurato il male a Roger e Rafa“, chiarisce il campione, sottolineando il rispetto eterno per i suoi rivali. Nonostante le intense battaglie, c’è sempre stato un profondo rispetto reciproco. anche se una preferenza la esprime: “Con Rafa sono sempre andato più d’accordo“, rivela.
Oggi, riflettendo su quasi due decenni di competizioni, battaglie, vittorie e sconfitte Djokovic mostra una profonda consapevolezza, unita al riconoscimento della grandezza dei suoi avversari: “Li ho sempre ammirati e li ammiro ancora oggi. Ho cercato di vivere col cuore e di essere me stesso“.
Come anticipato, fra i due campioni, Djokovic ha sempre avuto un legame più stretto con Nadal, fondato su rispetto e rivalità sana: “Abbiamo lottato, ma alla fine vinceva il migliore, senza rancori“. Così il “figlio indesiderato” ha riscritto i numeri del tennis, affiancando i suoi miti. E forse, finalmente, nonostante il suo carattere spigoloso ha conquistato anche l’affetto degli appassionati. E, di sicuro, la riconoscenza di tutto il mondo del tennis, a cui ha dato tanto.