
Un nuovo capitolo giudiziario si apre attorno al caso politico di Lady Boccia, la 42enne imprenditrice di Pompei finita al centro di un’inchiesta della Procura di Napoli. I magistrati partenopei stanno indagando sul suo percorso accademico, avviando verifiche sulla laurea in Economia conseguita nel 2023 presso l’università telematica Pegaso. Un’indagine che coinvolge, in fase di acquisizione documentale, anche le università Parthenope e Luiss Guido Carli.
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L’indagine partita dopo una segnalazione
L’inchiesta è coordinata dai pubblici ministeri Ciro Capasso, Claudio Orazio Onorati e Vincenzo Piscitelli, che ipotizzano a carico della Boccia reati gravi: falso, truffa e falsa attribuzione di lavori altrui, una figura giuridica introdotta nel 1925 per punire chi si appropria indebitamente di testi altrui in ambito accademico o concorsuale.
L’azione giudiziaria ha avuto origine da una segnalazione interna della Pegaso, l’ateneo presso cui la donna ha ottenuto la laurea, ed è articolata in due filoni investigativi distinti, entrambi cruciali per chiarire le eventuali irregolarità.

Due filoni di accusa: autocertificazioni sospette e tesi copiata
Il primo filone riguarda un’autocertificazione priva di firma, presentata al momento del trasferimento della Boccia dalla Parthenope alla Pegaso. Si tratta di un documento fondamentale per la convalida degli esami, e la sua mancanza di sottoscrizione rappresenta un punto critico per l’attendibilità del percorso di studi dichiarato.
Il secondo versante dell’indagine si concentra invece su un presunto plagio della tesi di laurea. I finanzieri, su mandato della Procura, hanno richiesto alla Luiss una copia di un elaborato accademico risalente all’aprile 2019, redatto da una studentessa ignara, che potrebbe essere stato copiato in parte o integralmente dall’imprenditrice. Un’accusa che, se confermata, aggraverebbe notevolmente la posizione della Boccia.
Documentazione acquisita dalle Fiamme Gialle
Nei giorni scorsi, la Guardia di finanza ha effettuato una serie di acquisizioni documentali presso i tre atenei coinvolti, sebbene questi non risultino indagati. Gli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria diretto dal colonnello Paolo Consiglio hanno richiesto materiale dettagliato: atti ufficiali, file informatici, estratti curriculari, esami sostenuti, video delle sessioni d’esame, libretto universitario e ogni altro elemento utile a ricostruire fedelmente il tragitto accademico della donna.
In particolare, l’attenzione si concentra sui diciassette esami sostenuti alla Parthenope, di cui otto sono stati convalidati dalla Pegaso, e che potrebbero essere stati indicati nell’autocertificazione finita ora sotto la lente degli inquirenti. Lo scopo è accertare la corrispondenza tra quanto dichiarato e quanto effettivamente sostenuto.

Un’inchiesta agli inizi, ma già politicamente rovente
L’inchiesta giudiziaria è attualmente in fase iniziale, e sarà diritto dell’indagata replicare nei successivi passaggi del procedimento, fornendo eventuali elementi difensivi o chiarificatori. Tuttavia, la notizia dell’indagine riporta l’attenzione pubblica su un caso che aveva già avuto forti ripercussioni sul piano politico.
Proprio Lady Boccia era infatti finita al centro di una bufera mediatica lo scorso settembre, a causa di una serie di post social che contribuirono alle dimissioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. All’epoca, si parlò a lungo della mancata nomina della donna a consulente del ministero, e delle polemiche che ne seguirono.
La visita delle Fiamme Gialle nei rettorati delle tre università coinvolte si è conclusa recentemente con la consegna in formato digitale dei materiali richiesti. Un passaggio cruciale, che servirà a fare luce su una vicenda che mescola accademia, politica e giustizia, e che potrebbe avere ulteriori sviluppi nei prossimi mesi.
Nel frattempo, il caso torna a infiammare il dibattito, alimentando interrogativi su merito, trasparenza e integrità nel mondo della formazione universitaria e delle istituzioni pubbliche.