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Pd, il piano per sostituire Schlein: da Prodi e Bettini, chi lavora all’alternativa

Pubblicato: 13/06/2025 11:42
Pd sostituire Schlein Prodi

Il flop del referendum di giugno, seguito da un tentativo maldestro di rivendicarne il successo per almeno quarantotto ore, ha scosso le fondamenta del Partito Democratico. Il segnale di allarme è stato recepito da quella parte del partito che da tempo contesta la linea di Elly Schlein, ritenuta troppo ideologica e distante dalla tradizione riformista e cattolica democratica del centrosinistra italiano.
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L’iniziativa di Ruffini e il ritorno della Margherita

In questo clima di tensione interna, riappare Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle entrate, con un progetto politico che prende forma concreta: la nascita dei circoli “Più uno“, ispirati al titolo del suo ultimo libro. Dopo mesi trascorsi in un tour nelle parrocchie italiane, Ruffini torna a Roma per lanciare quella che definisce “una risposta all’attacco in corso contro la democrazia e l’Europa”. Una proposta centrista, che auspica una nuova alleanza costituzionale.

Non è un caso che il progetto sia stato benedetto fin dall’inizio da Romano Prodi, da sempre poco entusiasta della leadership di Schlein, giudicata estranea alla cultura dei cattolici democratici. Il modello proposto da Ruffini richiama l’esperienza delle prime Leopolde e la stagione delle primarie Pd del 2012. In quella fase, Ruffini fu tra i principali promotori della candidatura di Matteo Renzi. Non a caso, oggi il progetto “Più uno” è accompagnato da una strategia di comunicazione ben calibrata: “Crea il tuo comitato o aderisci personalmente”, si legge negli inviti online.

Il campo largo e le sue fratture

I nuovi circoli rappresentano una vera incognita per il futuro del cosiddetto campo largo. Le precedenti iniziative per costruire una piccola Margherita riformista si sono sempre arenate. Ma questa volta, l’iniziativa di Ruffini riceve segnali di apprezzamento non solo tra le fila del Pd. Luciano D’Alfonso, ex presidente della Regione Abruzzo e oggi deputato dem, elogia Ruffini definendolo “espressione dell’Italia che ragiona e coltiva il merito”. A lui si unisce Davide Faraone, vicepresidente di Italia Viva, che conferma l’interesse del suo partito verso tutto ciò che “fa crescere il mondo riformista”.

Ma il fermento non si ferma qui. Goffredo Bettini, storico esponente della sinistra del Pd, rilancia la sua idea di una “tenda moderata”, soluzione respinta con decisione dai riformisti, a partire dal senatore Filippo Sensi. La possibilità che Elly Schlein anticipi il congresso del partito dopo le regionali è vista come una mossa per blindare la propria leadership, puntando a una maggioranza bulgara e mettendo a tacere i dissidenti.

L’ipotesi di una nuova area riformista

Tra le fila dei riformisti si ragiona da tempo su come poter convivere con la linea imposta dalla segreteria Schlein. Le tensioni si sono acuite soprattutto a livello di Parlamento europeo, dove le posizioni del Nazareno su Ucraina e riarmo europeo hanno creato numerosi dissensi. L’ultima frattura si è consumata attorno alla decisione di sostenere i referendum della Cgil, spingendo il partito su un terreno che molti elettori non sentivano proprio. Il risultato? Una bassa affluenza, subito trasformata in un presunto successo comunicativo.

L’insoddisfazione, però, è concreta. Michele Anzaldi, già spin doctor di Rutelli e Renzi, propone di riaprire un dialogo tra diverse anime del partito: «Chi ha a cuore le sorti del campo democratico dovrebbe organizzare un caffè tra il professor Arturo Parisi e l’onorevole Pina Picierno, alla luce delle loro recenti interviste», scrive sui social.

Renzi e il sogno di una nuova centralità

A guardare con interesse al possibile esodo di una parte dei riformisti è Matteo Renzi, che coltiva da tempo l’ambizione di tornare protagonista nella politica italiana. L’obiettivo sarebbe quello di ricostruire un nucleo riformista, partendo proprio dai dissidenti del Pd, uniti nella critica alla leadership di Schlein e nel desiderio di un’alternativa pragmatica, europeista e ancorata ai valori del merito.


L’attuale fase del Partito Democratico appare dunque come un crocevia decisivo. Tra spinte centrifughe e tentativi di riorganizzazione, prende corpo un confronto che non è solo strategico, ma anche culturale. Una parte del partito guarda a Schlein come una leader troppo distante dai territori e dalla tradizione democratica riformista. Dall’altra, prende forma un progetto parallelo, ambizioso ma ancora fragile, che potrebbe rappresentare l’alternativa o semplicemente l’ennesimo sasso nello stagno del centrosinistra italiano.

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