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Sanità siciliana, appalti pilotati e mazzette: misure cautelari per 10 persone, 22 indagati

Pubblicato: 13/06/2025 10:09
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Un nuovo scandalo scuote il cuore dell’amministrazione sanitaria siciliana, mettendo sotto accusa Antonio Maria Sciacchitano, conosciuto da tutti come Ninni, commercialista di rilievo a Palermo e super consulente dei conti pubblici regionali. L’uomo è finito agli arresti domiciliari, con l’accusa di essere stato il regista occulto di un sistema corruttivo capace di condizionare l’esito di importanti appalti pubblici in ambito sanitario. L’inchiesta della Procura di Palermo, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, ha portato alla luce un presunto comitato d’affari, nel quale figurano professionisti, imprenditori, faccendieri e manager della sanità pubblica.
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Un sistema costruito su mazzette e favoritismi

Secondo gli inquirenti, Sciacchitano avrebbe utilizzato la sua rete di contatti politici e amministrativi per manipolare in modo sistematico le gare d’appalto sanitarie bandite tra Palermo, Trapani e Caltanissetta. Il meccanismo era tanto semplice quanto illecito: anticipazioni di documenti riservati, capitolati di gara confezionati su misura per aziende amiche e, in alcuni casi, annullamenti pilotati di bandi non graditi.

Le accuse a carico del commercialista includono associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Ma le contestazioni, pur gravi, non si fermano a lui. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice Carmen Salustro ha raggiunto altre nove persone, tra cui imprenditori, pubblici ufficiali e faccendieri. I principali collaboratori di Sciacchitano, secondo l’accusa, sarebbero Catello Cacace e Giovanni Cino, considerati il braccio operativo del presunto sistema criminale.

I soldi nelle buste e i sequestri della Finanza

A suggellare l’impianto accusatorio, le immagini dei finanzieri che documentano passaggi di denaro in contanti, rigorosamente in busta. Durante le perquisizioni, effettuate due settimane fa, nella disponibilità diretta di Sciacchitano sono stati trovati 50 mila euro in contanti: 3.325 euro addosso e 44.950 euro nel suo studio professionale. Il commercialista ha tentato di giustificarsi sostenendo che si trattasse di risparmi personali e di un prestito restituito, ma le spiegazioni non hanno convinto gli inquirenti.

I provvedimenti cautelari

Oltre a Sciacchitano e Cacace, entrambi ai domiciliari e interdetti per un anno dalle loro attività, il giudice ha disposto misure interdittive anche per Giovanni Cino (obbligo di dimora e interdizione per un anno), Aldo Albano (provveditore dell’azienda Villa Sofia-Cervello, sospeso per sei mesi), e Pietro Genovese (direttore amministrativo dell’Asp di Caltanissetta, sospeso per un anno e con obbligo di presentazione giornaliera alla polizia).

Stessa misura per altri cinque imprenditori coinvolti: Giuseppe Rifici (Catania), Rosario Sortino (Ragusa), Luciano Romeo (Catania), Umberto Maggio (Salerno) e Milko De Seta (Castellammare di Stabia). Quest’ultimo, unico con interdizione ridotta a nove mesi, è stato ritenuto coinvolto in misura minore. Complessivamente sono 22 gli indagati in questa inchiesta che prende il nome di “Sorella Sanità 2”, prosecuzione diretta di un’indagine precedente che aveva già fatto tremare i vertici del settore.

Le gare d’appalto truccate

Sei le gare sospette finite al centro dell’attenzione del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Palermo, diretto dal colonnello Carlo Pappalardo. Tra queste figurano:

  • La gestione e manutenzione delle apparecchiature biomediche dell’Asp di Trapani
  • Il servizio integrato di sterilizzazione dell’azienda Civico di Palermo
  • Il servizio integrato di gestione delle aree operatorie dell’Asp di Caltanissetta
  • Il servizio mensa ospedaliera sempre a Caltanissetta
  • Il noleggio e lavaggio della biancheria ospedaliera e la fornitura delle divise per il personale dell’azienda Villa Sofia-Cervello
  • Il lavaggio e stiratura della biancheria dell’Asp di Palermo

Tutti appalti multimilionari, che secondo gli investigatori sarebbero stati manipolati a vantaggio di ditte prestabilite, capaci di versare laute tangenti in cambio della vittoria.

Le origini dell’indagine

Le indagini partono da lontano, e precisamente da dichiarazioni rese da due indagati nel primo capitolo dell’indagine “Sorella Sanità”: Fabio Damiani, ex manager dell’Asp di Trapani, e Antonio Candela, ex direttore generale dell’Asp di Palermo, noto per il suo passato antimafia. Damiani e un suo collaboratore, una volta coinvolti, hanno puntato il dito su Sciacchitano, descrivendolo come figura influente capace di esercitare pressioni e di interferire nelle gare pubbliche quando ricopriva incarichi ufficiali all’interno delle commissioni di gara della Centrale unica di committenza della Regione Siciliana e dell’Asp di Palermo.

Il “sodalizio” secondo gli inquirenti

Nel provvedimento della gip, viene ricostruita una struttura criminale articolata, descritta come un “sodalizio” che vedeva al vertice Sciacchitano, forte delle sue relazioni politiche e amministrative. A Cino e Cacace sarebbe spettato il compito di gestire i contatti con gli imprenditori, raccogliere le richieste e intermediare con la pubblica amministrazione, fornendo così un canale privilegiato per influenzare le gare.

L’ipotesi dell’associazione a delinquere, al momento, non è stata accolta dalla giudice, ma le accuse di corruzione e turbativa restano gravi e dettagliate. Secondo la Guardia di finanza di Palermo, guidata dal generale Domenico Napolitano, l’intero sistema ha coinvolto in modo stabile manager pubblici, consulenti, imprenditori e faccendieri, capaci di alterare gare d’appalto e di orientare le decisioni amministrative in cambio di vantaggi economici personali.

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Ultimo Aggiornamento: 13/06/2025 13:08

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