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Sondaggi, cresce la fiducia in Giorgia Meloni: la situazione dei partiti

Pubblicato: 13/06/2025 16:08

L’appuntamento con le urne è alle spalle, ma il governo Meloni resta al centro dell’attenzione anche ora che i riflettori sui referendum si sono spenti. A un anno dalle prossime elezioni, gli italiani si esprimono nei sodaggi e i numeri, stavolta, sorridono all’esecutivo. La rilevazione Dire-Tecnè fotografa una situazione che molti, fino a pochi mesi fa, non avrebbero immaginato così solida. Anche se nel borsino dei ministri c’è chi vola e chi resta indietro.

Fiducia in ripresa e centrodestra in consolidamento

Secondo il sondaggio Dire-Tecnè, realizzato tra il 10 e l’11 giugno, la fiducia nel governo Meloni cresce di 3 punti percentuali, mentre cala la sfiducia. La coalizione di centrodestra nel complesso tiene bene: Fratelli d’Italia passa dal 28,8% al 30% in un anno, Forza Italia migliora dal 9,6% all’11%, mentre la Lega perde qualcosa, scendendo dal 9% all’8,5%.

Sul fronte opposto, il Partito democratico registra un calo piuttosto netto, fermandosi al 21,6% rispetto al 24,1% di un anno fa. Guadagna terreno il Movimento 5 Stelle, in salita di 1,6 punti, ora all’11,6%. Leggero arretramento anche per Avs, che scivola al 6,1%. Stabili Azione e i centristi di Italia Viva e +Europa, fermi complessivamente intorno al 3,9%.

Tajani e Lollobrigida i ministri più apprezzati

Tra i ministri, spicca il consenso per Antonio Tajani e Francesco Lollobrigida, entrambi al 52%. A ridosso del podio si piazzano Guido Crosetto con il 51% e, a pari merito al 48%, Matteo Piantedosi e Giuseppe Valditara.

Seguono Gilberto Pichetto Fratin e Alessandro Giuli (47%), poi Giancarlo Giorgetti e Anna Maria Bernini (46%). Più indietro Adolfo Urso e Daniela Santanchè, attestati al 45%, mentre Carlo Abbodi e Matteo Salvini si fermano al 44%. Chiudono la classifica Roberto Calderoli e Eugenia Roccella (39%), seguiti da Paolo Zangrillo e Carlo Nordio, ultimi con il 38% dei consensi.

Numeri alla mano, il quadro premia un governo che, al netto delle tensioni interne e delle sfide internazionali, sembra godere ancora di un discreto credito presso gli elettori. Ora la partita si sposta tutta verso il 2026.

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