
Il conflitto esploso tra Israele e Iran non rischia solo di allargarsi sul piano militare a tutto il Medio Oriente, ma sta accendendo un secondo fronte ben più insidioso: quello del terrorismo internazionale. Le intelligence europee lavorano febbrilmente per prevenire possibili attentati contro obiettivi israeliani, non solo in patria ma anche in Europa, in Asia e in America Latina.
La preoccupazione principale è quella che negli ambienti di sicurezza viene definita “risposta asimmetrica”: una serie di attacchi a bassa intensità ma ad alto impatto, condotti fuori dal campo di battaglia. È già accaduto in passato e si teme possa succedere di nuovo. Per questo le misure di sicurezza sono state rafforzate intorno a sinagoghe, ambasciate e consolati israeliani in tutto il mondo.

L’ombra dell’unità 840 e il ruolo di Hezbollah
Tra i soggetti più osservati ci sono le cellule dormienti di Hezbollah, storicamente attive anche al di fuori del Medio Oriente. L’Argentina, ad esempio, è considerata un paese ad alto rischio, poiché ospita una delle più grandi comunità ebraiche del mondo e ha già vissuto attacchi devastanti come quello all’AMIA nel 1994.
Ma a spaventare le agenzie di sicurezza è anche il possibile ritorno in attività dell’unità 840 dei Guardiani della rivoluzione, una struttura clandestina dei Pasdaran iraniani responsabile di assassinii, rapimenti e attentati su scala globale. La sua esistenza fu svelata nel 2020 dal Mossad, che ne ricostruì le operazioni in corso: un attentato contro un funzionario israeliano a Istanbul, un altro contro un generale americano in Germania e un terzo ai danni del filosofo ebreo Bernard-Henri Lévy.

Obiettivi sensibili anche in Italia
In Italia, secondo fonti qualificate, sono stati individuati oltre 200 obiettivi sensibili legati direttamente o indirettamente a Israele. L’elenco è stato aggiornato più volte, soprattutto dopo il 7 ottobre e nelle ultime ore, con l’acuirsi dello scontro tra Gerusalemme e Teheran.
Le autorità temono che una nuova escalation possa spingere l’Iran o i suoi alleati ad attivare operazioni su scala globale. A preoccupare, in particolare, è la capacità degli agenti iraniani di infiltrarsi e colpire in modo rapido e silenzioso, sfruttando reti logistiche già presenti in diversi paesi europei.
Una minaccia globale difficile da arginare
Non si tratta solo di proteggere luoghi religiosi o diplomatici. Le minacce includono anche personaggi pubblici, centri culturali, eventi e persino infrastrutture strategiche. La difficoltà è proprio nell’imprevedibilità di un attacco asimmetrico: tutto può diventare simbolo, tutto può trasformarsi in bersaglio.
La posta in gioco è alta. Non si esclude che l’unità 840 o altre sigle legate alla Quds Force stiano già operando in modo clandestino per organizzare nuove azioni. In gioco non c’è solo la sicurezza di Israele, ma quella di tutta l’Europa democratica, divenuta nei fatti un teatro secondario del conflitto.