Vai al contenuto

Garlasco, immagini mai viste: la villetta dei Poggi adesso, cosa c’è dentro

Pubblicato: 14/06/2025 14:47

Il delitto di Garlasco continua a sollevare dubbi. I nuovi accertamenti puntano a chiarire dettagli rimasti oscuri. La Procura di Pavia ha riaperto il fascicolo per esaminare elementi tralasciati nelle prime fasi dell’indagine. Si cerca una verità definitiva su quanto accaduto nella villetta dei Poggi nell’agosto del 2007.
Leggi anche: “Sul corpo di Chiara…”. Garlasco, quei dettagli dall’autopsia che emergono ora

Gli inquirenti hanno disposto una nuova serie di sopralluoghi. Il RIS è tornato nella casa teatro dell’omicidio. I tecnici hanno effettuato rilievi in più punti dell’abitazione. Hanno cercato conferme su tracce, impronte e reperti conservati dagli investigatori. La speranza è ricostruire con maggior precisione le ultime ore di Chiara Poggi.
Leggi anche: Garlasco, intervista shock alla supertestimone della bici: “Sono pentita, cosa vidi quel giorno” (VIDEO)

Il nodo centrale riguarda i materiali raccolti all’epoca. Alcuni sono in buone condizioni. Altri risultano danneggiati o degradati. Le analisi iniziate nelle scorse settimane devono stabilire se e cosa sia ancora utilizzabile. Il lavoro dei periti entra ora in una fase decisiva.

L’impronta 33 non esiste più

Durante i controlli è emersa una novità. L’impronta palmare numero 33 risulta del tutto compromessa. Si trovava sull’intonaco del muro che porta alla taverna della casa. Oggi, quel frammento non esiste più. L’intonaco si è consumato nel tempo a causa delle analisi dell’epoca.

A rivelarlo è stato l’inviato Gianmarco Menga durante una puntata di Quarto Grado. Secondo il giornalista, gli esperti avevano inizialmente lavorato su una sola porzione dell’intonaco. Dopo i primi esiti inconcludenti, hanno recuperato anche la parte rimanente. Ma il risultato è stato la completa distruzione del reperto.

Ora resta solo materiale fotografico. Le impronte prelevate in passato potrebbero essere analizzate soltanto su immagini e documentazione d’archivio. Un limite pesante per la qualità delle nuove indagini.

Sempio e le accuse della Procura

Quell’impronta è stata attribuita ad Andrea Sempio. La Procura di Pavia lo considera un indagato per omicidio in concorso. Si tratta di una pista mai approfondita nelle fasi iniziali. Il suo nome è riemerso dopo una lunga battaglia legale promossa dalla famiglia Poggi.

Il padre di Andrea, Giuseppe Sempio, ha parlato di una “persecuzione vigliacca”. La famiglia respinge ogni accusa. Denuncia una pressione mediatica e investigativa ingiusta. Secondo la loro versione, nessuna prova concreta collegherebbe il giovane alla scena del crimine.

Le parole del padre aggiungono ulteriore tensione. Il clima attorno al caso torna incandescente. L’inchiesta rischia di trasformarsi in uno scontro tra ricostruzioni opposte.

L’impronta 33, però, non fa parte dei reperti raccolti. La sua scomparsa impedisce qualsiasi nuovo accertamento tecnico diretto. Gli investigatori dovranno basarsi esclusivamente su ciò che resta negli archivi.

I primi materiali sono stati prelevati presso la caserma dei Carabinieri di Milano. Qui i tecnici hanno ritirato le buste con le 58 impronte raccolte nel 2007. Tra queste anche la numero 10, lasciata sulla porta interna della villetta subito dopo il delitto.

Le impronte e la nuova fase dell’indagine

Gli investigatori considerano quella manata un possibile gesto dell’assassino. Una traccia lasciata nel momento della fuga. Questo elemento sarà oggetto di un esame approfondito.

Dopo Milano, i periti si sono spostati all’Istituto di medicina legale di Pavia. Qui hanno ritirato i tamponi salivari di Chiara, un frammento del tappetino del bagno e alcuni rifiuti prelevati ai tempi dell’omicidio.

Il nuovo esame di questi materiali punta a verificare la presenza di DNA o altre tracce utili. Prima di iniziare gli accertamenti irripetibili, i periti dovranno valutare lo stato di conservazione di ogni reperto.

Il delitto e il contesto del 2007

Il 13 agosto 2007 qualcuno ha ucciso Chiara Poggi nella sua abitazione di Garlasco, in provincia di Pavia. Il suo corpo è stato trovato nella taverna. La vicenda ha scosso il Paese e dato vita a un processo lungo e controverso.

L’unico condannato è Alberto Stasi, fidanzato della vittima all’epoca dei fatti. Le indagini hanno ruotato per anni attorno al suo nome. Ma molti dettagli sono rimasti senza risposta. Tra questi anche il mistero delle scarpe pulite indossate il giorno del delitto.

Oggi l’inchiesta si riapre. Il passato ritorna nei laboratori e nelle aule dei tribunali. I nuovi esami potrebbero cambiare tutto. Oppure lasciare intatto il mistero che ancora avvolge la villetta di via Pascoli.

Il video esclusivo

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 14/06/2025 15:34

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure