
Nel cuore della Capitanata, tra le distese di ulivi e le case di campagna, le giornate scorrono lente sotto il sole di giugno, ma non sempre la tranquillità del paesaggio riflette quella delle persone che lo abitano.
Nel periodo che anticipa l’estate, le comunità si preparano alle feste patronali e alle celebrazioni più sentite dell’anno, mentre le scuole si avviano alla chiusura e i giovani iniziano a riempire le campagne di risate e serate all’aperto. Torremaggiore, in provincia di Foggia, vive questi giorni con la sua solita vivacità, tra tradizione e quotidianità, ma questa settimana un evento tragico ha fermato ogni cosa.
Leggi anche: Elicottero precipita, terrore in Italia: è panico
Nel pomeriggio del 10 giugno, un ragazzo di soli 17 anni è stato trovato in fin di vita in una casa di campagna di proprietà della famiglia, dove si era rifugiato con alcuni amici.
Il giovane giaceva a terra, colpito da un proiettile alla testa, e le sue condizioni apparivano da subito disperate.
Gli amici, sconvolti e presi dal panico, hanno chiamato i soccorsi con il cellulare e hanno cercato di indicare con precisione il punto in cui si trovavano, in una zona isolata poco fuori dal centro abitato.
La morte dopo quattro giorni di agonia
L’arrivo dei sanitari del 118 è stato rapido, ma la gravità della ferita ha imposto il trasferimento immediato al Policlinico di Foggia, dove il ragazzo è stato ricoverato in terapia intensiva.
I medici hanno tentato ogni intervento utile per stabilizzare le sue condizioni, mentre la famiglia e l’intera comunità si stringevano in attesa di notizie. Ogni ora diventava cruciale, e con il passare dei giorni cresceva la speranza che potesse farcela, nonostante il quadro clinico restasse molto critico.
Dopo quattro giorni di lotta, nella giornata di venerdì è arrivata la notizia più temuta: il giovane è morto, lasciando senza parole un’intera città che da giorni pregava per lui. La famiglia ha ricevuto la conferma della morte in ospedale, dove si trovava da ore, circondata dall’affetto di amici e parenti che non l’hanno mai lasciata sola. La vicenda ha scosso profondamente il paese, dove tutti conoscevano il ragazzo e la sua famiglia, molto stimata e presente nella vita comunitaria.
L’ipotesi del gesto volontario
I carabinieri, giunti sul posto sin dalle prime ore dell’indagine, hanno trovato una pistola di piccolo calibro vicino al corpo del giovane, all’interno dell’abitazione di campagna. Secondo quanto emerso dalle prime ricostruzioni, e tenuto conto delle testimonianze e degli elementi raccolti, gli inquirenti considerano concreta la possibilità di un gesto volontario.
Non ci sono segni di colluttazione né altri elementi che al momento suggeriscano il coinvolgimento di terze persone, ma le indagini proseguono nel massimo riserbo.
Il messaggio del sindaco e la sospensione della festa
Il sindaco di Torremaggiore, Emilio Di Pumpo, ha comunicato ufficialmente il decesso con un messaggio di profondo cordoglio rivolto alla famiglia. “Abbiamo pregato e sperato – ha scritto il primo cittadino – ma ora il nostro pensiero va a chi ha perso un figlio, un fratello, un amico. Non ci sono parole sufficienti per descrivere questo dolore”.
La festa patronale di San Sabino, prevista per questi giorni, è stata sospesa per lutto, e l’intera comunità ha accolto con silenzio e partecipazione questa scelta. In paese le serrande sono rimaste abbassate più del solito e nei bar le voci si sono fatte più basse.
In tanti hanno lasciato messaggi di affetto sui social, mentre davanti all’ingresso dell’abitazione della famiglia si sono moltiplicati i fiori e i biglietti lasciati dai compagni di scuola e dagli amici del giovane. Tutti si interrogano sul perché di un gesto così estremo, ma nessuno riesce a trovare una risposta definitiva, solo un grande vuoto e la volontà di sostenere chi resta.
Un dolore che tocca tutti
Anche fuori da Torremaggiore la notizia ha fatto il giro della provincia, con reazioni di solidarietà da parte di altri sindaci e comunità vicine. I parroci locali hanno ricordato il giovane nelle celebrazioni religiose, mentre diverse associazioni hanno organizzato momenti di preghiera collettiva.
Il dolore per la morte di un ragazzo di 17 anni accomuna tutti, al di là delle età e delle appartenenze, perché colpisce nel cuore la parte più fragile e preziosa di una società.
In Italia il tema del disagio giovanile resta spesso silenzioso fino a quando eventi tragici non lo riportano all’attenzione pubblica. I piccoli centri, seppure ricchi di relazioni e calore umano, possono diventare luoghi difficili quando un giovane attraversa una crisi profonda e silenziosa.
La storia di questo ragazzo apre molte domande e obbliga adulti, scuole, istituzioni e famiglie a riflettere sul ruolo di ascolto e di vicinanza verso le nuove generazioni.