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Omicidio Legrottaglie: dietro il delitto un arsenale da nascondere. Cosa hanno scoperto

Pubblicato: 14/06/2025 20:25

La tragedia che ha coinvolto il brigadiere 59enne Carlo Legrottaglie ha scosso profondamente non solo le forze dell’ordine, ma anche l’intera comunità locale. Il brutale omicidio avvenuto giovedì scorso rappresenta un doloroso monito sui rischi che ogni giorno affrontano gli uomini e le donne in divisa impegnati nella lotta alla criminalità.

Le indagini hanno rapidamente rivelato un quadro inquietante di eventi, svelando che dietro al gesto efferato non si celava soltanto la volontà di sfuggire alla cattura, ma un piano ben più articolato volto a nascondere un arsenale di armi illegali e potenziali attività illecite. Le autorità, nel perseguire giustizia per il brigadiere caduto, hanno trovato conferma della pericolosità dei due fuggitivi e dell’importanza di un intervento rapido ed efficace.

La scoperta di un arsenale nascosto

Dopo il conflitto a fuoco che ha portato alla morte del 59enne Michele Mastropietro, gli investigatori hanno fatto irruzione nell’abitazione e nel negozio di Gianattasio, sequestrando un ingente quantitativo di armi: quattro pistole semiautomatiche (alcune con matricola abrasa), due revolver, un fucile a canne mozze, munizioni di vari calibri (9×21, 38 special, calibro 12), silenziatori artigianali e attrezzature per la modifica delle armi. Tra i materiali recuperati anche targhe di veicoli, passamontagna, guanti e strumenti utili per attività illecite.

L’arsenale dimostra, secondo gli inquirenti, l’intento premeditato di nascondere attività criminali più ampie. La fuga e l’omicidio del brigadiere sono stati definiti dagli investigatori come un atto “funzionale” a evitare il loro arresto e la conseguente scoperta del deposito illegale.

L’inseguimento e lo scontro a fuoco

La mattina del delitto, Gianattasio e Mastropietro erano in fuga nelle campagne di Francavilla Fontana, inseguiti dal brigadiere Legrottaglie. Durante l’inseguimento, Mastropietro ha sparato, uccidendo il militare. La fuga dei due è terminata nelle campagne di Grottaglie, dove la polizia ha rintracciato i sospettati. Gianattasio si è arreso immediatamente, mentre Mastropietro ha aperto il fuoco contro gli agenti, impugnando la stessa arma che aveva tolto la vita a Legrottaglie.

Nonostante gli inviti alla resa, Mastropietro ha continuato a minacciare con l’arma e a tentare la fuga. Gli agenti, nel tentativo di bloccarlo, si sono trovati a proteggere alcuni operai nei pressi di un tendone, utilizzando un’auto come scudo. Alla fine, un poliziotto ha fatto fuoco, colpendo Mastropietro mortalmente.

Indagini sugli agenti

A seguito della morte di Mastropietro, due agenti sono ora indagati con l’accusa di omicidio colposo legato a un possibile eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. Si tratta di un atto dovuto nell’ambito delle indagini, volto a chiarire le circostanze esatte dello scontro e verificare eventuali responsabilità.

L’episodio, che ha sconvolto la comunità locale, apre uno squarcio su un mondo di attività criminali ben organizzate e conferma la pericolosità degli individui coinvolti.

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