
Una dichiarazione surreale, ma capace di riaccendere i riflettori sul caso Garlasco, è arrivata durante l’ultima puntata di Quarto Grado: «Nel Fruttolo c’è il Dna di Andrea Sempio». A pronunciarla non è stato un investigatore né un genetista, ma Massimo Lovati, l’avvocato difensore del giovane amico di Chiara Poggi, unico nuovo indagato per l’omicidio avvenuto nell’agosto 2007. L’affermazione, ha precisato lui stesso, non nasce da un dato scientifico, bensì da un sogno. Un incubo, per la precisione.
Lovati, già noto per l’utilizzo di un linguaggio visionario e simbolico nelle sue apparizioni pubbliche, ha raccontato in diretta tv: «Ho sognato che nel Fruttolo c’era il Dna del mio assistito. Poi ognuno lo interpreti come crede». Una frase che può sembrare priva di valore giudiziario, ma che arriva in un momento delicatissimo: quello dell’incidente probatorio, da poco avviato, e che potrebbe riscrivere – almeno in parte – la storia processuale del delitto di via Pascoli.

Non è la prima volta che l’avvocato Lovati si affida al linguaggio onirico per interpretare i punti oscuri del caso. In passato aveva evocato sogni in cui Chiara Poggi scopre un “segreto inconfessabile” e per questo viene uccisa da un presunto sconosciuto, forse un sicario. Una narrazione alternativa che mette in discussione la condanna definitiva di Alberto Stasi, ma che finora non ha trovato riscontro nei documenti ufficiali.
Secondo Lovati, «oggi si parla di concorso perché è l’unico modo per riaprire il caso. Ma non si può rifare il processo a Stasi». Il legale sostiene infatti che ci fosse una sola persona sulla scena del crimine, e che le impronte rinvenute riconducono inequivocabilmente a essa. Sempio, in questa ricostruzione, non avrebbe agito da solo, ma la verità potrebbe emergere solo attraverso nuovi accertamenti mai effettuati prima.

Il caso, dopo anni di silenzio, è tornato al centro dell’attenzione anche giudiziaria. Giovedì 12 giugno, nella caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano, si è tenuta la prima fase dell’incidente probatorio disposto dalla Gup di Pavia, Daniela Garlaschelli. I periti nominati dal tribunale – la genetista Denise Albani e Domenico Marchigiani – hanno preso ufficialmente in carico i reperti, ancora sigillati, compreso il vasetto di yogurt.
Alla consegna hanno assistito anche i consulenti delle parti, tra cui Luciano Garofano e Marzio Capra, chiamati a rappresentare la famiglia Poggi. L’apertura ufficiale dei reperti è prevista per il 17 giugno, data in cui inizieranno gli accertamenti irripetibili, ovvero test e analisi che potranno avere valore probatorio nel futuro giudizio.
Tutti gli occhi sono ora puntati su quel vasetto di Fruttolo, diventato simbolo del mistero irrisolto che avvolge il delitto. Se dovessero emergere tracce genetiche di Andrea Sempio, lo scenario processuale potrebbe cambiare drasticamente. Se invece anche quest’ultima pista dovesse rivelarsi priva di fondamento, l’incubo di Lovati resterà solo quello: un sogno inquieto dentro un caso che, dopo 18 anni, non smette di far discutere.