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Israele-Iran, l’allarme shock: “Sarà guerra nucleare”

Pubblicato: 15/06/2025 17:03

Il clima politico in Medio Oriente diventa ogni giorno più teso, con segnali sempre più preoccupanti che arrivano da governi, diplomatici e analisti, mentre la popolazione osserva con crescente inquietudine.
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Il tema del nucleare iraniano entra al centro dei dibattiti internazionali, con dichiarazioni ufficiali, commenti nei talk show e continue prese di posizione sui media di tutto il mondo.

Tra le voci che si alzano con forza per chiedere attenzione e realismo c’è quella della comunità scientifica, che insiste sulla necessità di un approccio diplomatico concreto per evitare che la situazione precipiti in uno scontro senza ritorno.

Viaggio nella capitale iraniana

Paolo Cotta‑Ramusino, scienziato italiano da decenni impegnato sul tema del disarmo, ha partecipato a una missione a Teheran dal 20 al 25 maggio, insieme a un gruppo di esperti e colleghi del movimento pacifista Pugwash, fondato nel 1957 e premiato con il Nobel per la pace.

Il fisico ha raccontato che l’accoglienza ricevuta è stata formale ma cordiale, e che le discussioni si sono concentrate soprattutto sul futuro del programma nucleare iraniano e sul rischio concreto che il Paese esca definitivamente dal Trattato di non proliferazione nucleare.

Durante uno degli incontri più significativi, Cotta‑Ramusino ha riferito di un passaggio molto chiaro pronunciato da un rappresentante del governo, che avrebbe detto alla delegazione: «In questo modo siamo indotti a uscire dal Trattato di non proliferazione», mostrando chiaramente la tensione che attraversa oggi le istituzioni iraniane.

Un confronto diretto

Il fisico ha spiegato che il gruppo di esperti ha espresso con fermezza la propria posizione, ribadendo che abbandonare il trattato rappresenterebbe un errore gravissimo, sia per l’Iran che per l’intero equilibrio regionale e mondiale.

La proposta avanzata dalla delegazione di Pugwash punta a rilanciare un nuovo accordo internazionale, sul modello di quello firmato nel 2015, che consenta lo sviluppo di tecnologie nucleari civili ma impedisca in modo chiaro e verificabile ogni passo verso la bomba atomica.

Allarme sui dati

Cotta‑Ramusino ha confermato che i dati forniti dall’IAEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, indicano che il programma iraniano ha raggiunto un livello di arricchimento dell’uranio pari al 60 per cento, molto vicino alla soglia del 90 necessaria per la costruzione di ordigni militari.

Il fisico ha ricordato che l’accordo JCPoA, siglato con l’amministrazione Obama e poi abbandonato da Trump nel 2018, fissava un limite al 3,7 per cento, e che l’abbandono di quel patto ha aperto la strada all’attuale escalation.

Ultimo appello

Secondo Cotta‑Ramusino, un nuovo attacco militare contro l’Iran aumenterebbe soltanto la determinazione del Paese a dotarsi di armi nucleari, ottenendo l’effetto contrario a quello dichiarato dalle potenze che oggi si oppongono al suo programma.

Il fisico ha concluso il suo intervento con parole molto nette, spiegando che la diplomazia resta l’unica via possibile per evitare che il conflitto tra Israele e Iran si trasformi in uno scontro nucleare, e che la comunità internazionale deve muoversi ora, prima che sia troppo tardi.

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