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“Quando sarà pronta l’atomica in Iran”. L’annuncio che fa tremare il mondo

Pubblicato: 15/06/2025 09:13

L’attacco israeliano contro l’impianto nucleare di Natanz ha riportato al centro del dibattito internazionale la crescente preoccupazione per il programma atomico iraniano. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’Iran possiede oggi materiale sufficiente per costruire almeno dieci ordigni nucleari, facendo leva su una tecnologia tra le più avanzate al mondo. Un’accusa senza precedenti dal 2005, che segna un punto di rottura nel già fragile equilibrio mediorientale.

Il rapporto dell’Aiea ha documentato che, a metà maggio, Teheran disponeva di uranio arricchito in quantità 45 volte superiore al limite consentito dagli accordi internazionali. Il governo iraniano, in risposta, ha ribadito che si tratta esclusivamente di un programma civile, destinato alla produzione di energia. Una giustificazione che, però, non ha convinto né l’Occidente né Israele, spingendo quest’ultimo all’intervento militare.

A rendere la situazione ancora più allarmante è l’analisi dell’Institute for Science and International Security, secondo cui l’Iran potrebbe costruire una bomba atomica in meno di tre settimane, convertendo rapidamente il proprio materiale in armamenti. Uno scenario inquietante, che ha spinto Washington ad abbandonare definitivamente l’idea di un nuovo negoziato sul nucleare con Teheran, che fino a pochi mesi fa sembrava ancora percorribile.

Israele, di fronte a questo scenario, ha deciso di agire. L’obiettivo principale è stato Natanz, uno dei siti chiave del programma atomico iraniano. L’azione militare, pur non ufficialmente rivendicata, è stata letta come un chiaro segnale strategico e preventivo, volto a fermare il processo di militarizzazione nucleare della Repubblica Islamica. Un messaggio non solo per Teheran, ma anche per il resto del mondo.

Non è solo l’Iran, però, a far tremare i governi occidentali. L’alleanza sempre più stretta tra Teheran e Islamabad rappresenta un ulteriore elemento di instabilità. Il Pakistan, in costante espansione del proprio arsenale nucleare, potrebbe costituire un canale di collaborazione tecnico-militare con l’Iran, alimentando timori di una proliferazione incontrollata nella regione.

Le capacità nucleari di Israele restano ufficialmente non dichiarate, ma secondo diverse stime, Tel Aviv possiederebbe tra le 100 e le 400 testate nucleari. Un arsenale di dissuasione strategica che ora deve essere ripensato e adattato a un contesto in cui anche i nemici storici potrebbero entrare nel club delle potenze atomiche nel giro di poche settimane.

In questo contesto geopolitico ad alta tensione, le possibilità di mediazione internazionale appaiono ridotte al minimo. Gli sforzi diplomatici europei si scontrano con una realtà sempre più polarizzata, in cui la deterrenza sembra prevalere sul dialogo e le azioni preventive prendono il posto delle trattative multilaterali.

Il rischio, oggi più che mai, è che l’intero Medio Oriente venga trascinato in una nuova corsa agli armamenti nucleari, con effetti imprevedibili sulla sicurezza globale. Mentre l’Iran continua a negare ogni ambizione bellica, i fatti e i numeri tracciati dagli organismi internazionali raccontano una storia ben diversa.

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