La Francia volta ufficialmente pagina su Nicolas Sarkozy. Con un decreto pubblicato domenica 15 giugno sulla Gazzetta Ufficiale, l’ex presidente (all’Eliseo dal 2007 al 2012) è stato espulso dalla Legion d’Onore e privato dell’Ordine Nazionale al Merito, dopo la condanna definitiva a un anno di carcere per corruzione nel cosiddetto affare delle intercettazioni.
La notizia è stata riportata da Le Monde, che conferma un provvedimento tanto simbolico quanto politico.
Un precedente storico ingombrante
Con questa decisione, Sarkozy diventa il secondo capo di Stato francese a subire la revoca dell’onorificenza massima del Paese: prima di lui, solo il maresciallo Philippe Pétain, a cui la Legion d’Onore fu tolta dopo la condanna per alto tradimento e spionaggio a favore del nemico nell’agosto del 1945.
Se per Pétain la questione fu strettamente legata alla Storia tragica della Seconda guerra mondiale, per Sarkozy la macchia riguarda invece la corruzione interna, una ferita ancora aperta per la classe politica transalpina.
Il segnale dell’Eliseo alla Francia
L’espulsione di Sarkozy dalla Legion d’Onore, ordine istituito da Napoleone Bonaparte nel 1802 come supremo riconoscimento dei meriti civili e militari, è un messaggio chiaro. Parigi intende riaffermare la linea di rigore e trasparenza verso chiunque, anche se ex capo di Stato. Un colpo d’immagine per l’uomo che voleva incarnare la “Rupture”, la rottura con la vecchia politica, e che invece ne è diventato un caso giudiziario.
Ora la Francia si interroga: il gaullismo pragmatico di Sarkozy è ormai archiviato, ma la ferita di una presidenza che finisce così resta a pesare sul dibattito pubblico e sull’eredità politica del centrodestra francese. Per l’ex leader, condannato e ora privato anche dei simboli del potere repubblicano, resta solo l’appiglio di una memoria personale che la Storia, però, pare decisa a riscrivere.