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Trump al G7, gesto d’amore per Putin: “Ormai parla solo con me, qui lo hanno cacciato”

Pubblicato: 16/06/2025 22:44

Nel corso di un incontro svoltosi in Canada, in occasione del G7, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso il proprio disappunto per la decisione di escludere la Russia dal gruppo dei grandi. Un provvedimento, secondo lui, che ha avuto conseguenze negative anche sul piano dei rapporti personali e diplomatici.

Putin è stato cacciato dal G8, è stato molto offensivo. Si è sentito insultato. Chi non si sarebbe sentito così?“, ha dichiarato Trump, criticando apertamente la scelta compiuta anni prima sotto l’amministrazione Obama. A suo avviso, l’esclusione sarebbe stata una mossa controproducente, che avrebbe avuto l’effetto di incrinare ulteriormente i già fragili equilibri geopolitici.

Le accuse a Obama e Trudeau

Secondo l’ex presidente, tra i principali responsabili di quella decisione ci sarebbero proprio l’ex presidente Barack Obama e l’attuale premier canadese Justin Trudeau. Trump non ha usato mezzi termini nel definirla una scelta che ha contribuito a far precipitare i rapporti tra Mosca e l’Occidente.

Non è la prima volta che Trump esprime simpatia per l’idea di reintegrare la Russia nel gruppo. Già durante il suo mandato aveva più volte sottolineato come fosse più utile “avere la Russia dentro che fuori”. Un’opinione che continua a dividere profondamente le cancellerie internazionali.

Uno scenario ancora teso

L’ex G8, ora G7, comprende Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Giappone. La Russia fu sospesa nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, un atto ritenuto contrario al diritto internazionale da buona parte della comunità globale. Da allora, il ritorno di Mosca è rimasto un argomento controverso.

Le parole di Trump tornano a infiammare il dibattito proprio mentre il mondo è impegnato su più fronti di crisi e tensione. Il nodo delle relazioni con la Russia, infatti, resta uno dei temi centrali nella politica estera di molti Paesi, e gli equilibri diplomatici si confermano più fragili che mai.

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