
Milano, 17 giugno 2025 – Una giornata epocale per il tifo organizzato milanese, e non solo. La giustizia ha pronunciato i primi, pesanti verdetti nell’ambito dell’inchiesta “Doppia Curva”, coordinata dalla Procura di Milano, infliggendo condanne significative ai vertici delle curve di Inter e Milan. Andrea Beretta, figura di spicco degli ultras nerazzurri, e Luca Lucci, omologo rossonero, sono stati entrambi condannati a dieci anni di reclusione, segnando un duro colpo alle dinamiche di potere e criminalità che da anni permeano il sottobosco del tifo calcistico.
La giudice Rossana Mongiardo ha emesso le sentenze per sedici imputati nell’aula bunker di San Vittore, mettendo un parziale epilogo a un’indagine meticolosa condotta dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza. I pubblici ministeri Sara Ombra e Paolo Storari hanno dipinto un quadro inquietante di aggressioni, estorsioni e tentati omicidi, con le curve milanesi trasformate in veri e propri centri di potere criminale.

La figura di Luca Lucci
Per Luca Lucci, leader della Curva Sud del Milan, la condanna a dieci anni rappresenta la piena conferma delle accuse mosse dalla Procura. Lucci è stato ritenuto il mandante del tentato omicidio di Enzo Anghinelli, un altro ultras, avvenuto nel 2019. Un episodio che ha gettato un’ombra sinistra sul mondo ultras milanese, rivelando la brutalità delle dinamiche interne e delle rivalità che trascendono la semplice passione sportiva.
Non solo: Lucci è stato anche identificato come il vertice di un’associazione per delinquere finalizzata proprio ad aggressioni ed estorsioni, delineando un modello criminale ben strutturato che utilizzava il tifo come copertura e strumento di coercizione. A Daniele Cataldo, suo vice, è stata attribuita l’esecuzione materiale del tentato omicidio, evidenziando una chiara gerarchia e divisione dei compiti all’interno del sodalizio criminale.

Beretta e l’omicidio Bellocco
Sul fronte interista, Andrea Beretta, considerato uno dei leader degli ultras nerazzurri, ha ricevuto la medesima condanna di dieci anni. La sua posizione, tuttavia, si distingue per un elemento cruciale: durante le indagini, Beretta ha scelto di collaborare con i pubblici ministeri, una mossa che, seppur non evitandogli una condanna pesante, ha certamente influito sulla richiesta iniziale di pena da parte dell’accusa. Beretta era imputato per l’omicidio di Antonio Bellocco, commesso nel settembre dello scorso anno, un delitto che ha ulteriormente aggravato il bilancio criminale associato al mondo ultras.
Contro di lui pendeva anche l’accusa di essere al vertice di un’altra associazione a delinquere, ma con la gravissima aggravante mafiosa. Nonostante la richiesta iniziale di 9 anni in abbreviato tenesse conto dell’attenuante della collaborazione e del fatto che l’imputazione non prevedeva aggravanti da ergastolo (evitando così il processo in Assise), la pena finale è stata più severa, sottolineando la gravità dei reati contestati.
Un segnale forte contro la criminalità organizzata nel calcio
Le sentenze odierne rappresentano un segnale inequivocabile da parte delle istituzioni contro la pervasiva infiltrazione della criminalità organizzata all’interno delle curve calcistiche. L’inchiesta “Doppia Curva” ha squarciato il velo su un sistema di potere e violenza che per troppo tempo ha operato nell’ombra, alimentato da estorsioni, traffici illeciti e regolamenti di conti.
Le difese, rappresentate da un nutrito collegio di avvocati tra cui Jacopo Cappetta, Mirko Perlino, Beatrice Saldarini, Adriana Fiormonti (per Beretta), Ermanno Gorpia, Angelo Colucci e Vinicio Nardo, hanno ora la possibilità di ricorrere in appello. Tuttavia, l’impatto di questi primi verdetti è già tangibile: il mondo ultras, così come lo si è conosciuto finora, è chiamato a una riflessione profonda, di fronte a una giustizia che non intende più tollerare derive criminali mascherate da passione sportiva. L’eco di queste sentenze si propagherà ben oltre Milano, servendo da monito per tutte quelle realtà in cui il tifo organizzato è diventato un veicolo di illegalità.