
Ubriaco, con una bottiglia di vino in una mano e una bambina in lacrime sull’altro braccio. È questa l’immagine sconvolgente descritta da uno dei testimoni chiave nelle indagini sul duplice omicidio che ha scosso Roma. L’uomo, identificato come Rexal Ford, alias Francis Kaufmann, è stato visto per l’ultima volta con la piccola ancora in vita la sera del 5 giugno, a largo Benedetto Cairoli, in un evidente stato di alterazione. La bambina, che lui stesso dichiarava essere sua figlia, sembrava un peso, un fastidio di cui voleva disfarsi. «A un certo punto — racconta il testimone — l’ha appoggiata sul sedile di uno scooter in sosta».
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La bambina con il vestitino rosa
Altri due testimoni descrivono la bambina vestita di rosa, lo stesso indumento che sarà ritrovato abbandonato in un cestino dei rifiuti nei pressi di Villa Pamphili, vicino al luogo dove verrà scoperto il corpo senza vita della piccola. Secondo l’accusa del pm Antonio Verdi e dell’aggiunto Giuseppe Cascini, l’uomo avrebbe spogliato la bambina proprio per impedirne il riconoscimento. Una modalità che si ripete anche con la donna che Ford aveva in precedenza presentato come sua moglie: anche lei è stata ritrovata senza vestiti, segno che l’aggressore voleva eliminare ogni possibile traccia utile all’identificazione.
Un quadro di efferata violenza
Le carte processuali ricostruiscono i momenti che hanno preceduto il macabro ritrovamento. Per il gip Flavia Costantini, Rexal Ford «ha agito con efferatezza, mostrando una elevata capacità criminale» e una «pervicace volontà di portare a termine il suo intento criminoso». Il suo comportamento, sottolineano gli inquirenti, indica la presenza di un soggetto profondamente pericoloso, «non in grado di controllare i propri impulsi verso soggetti indifesi, come una bambina di neanche un anno».

In passato, Ford era già stato arrestato cinque volte negli Stati Uniti per episodi di violenza domestica e aggressioni. Aveva anche scontato 120 giorni di carcere per un’aggressione con arma letale che aveva provocato gravi lesioni fisiche.
I giorni precedenti all’omicidio
Il 3 giugno, Ford viene trovato sanguinante nei pressi di Campo de’ Fiori. Con lui ci sono la donna e la bambina. Un commerciante racconta agli agenti di aver visto la donna seduta accanto a lui, intenta a medicarlo, mentre lo rimproverava in inglese: “You are stupid”. Pochi minuti prima, agli agenti la donna si era presentata come Stella Ford, lo stesso cognome dell’uomo. Cerca di minimizzare la situazione: «È la prima volta che si ubriaca così». Ma non è vero. Il 20 maggio era già stato segnalato per comportamenti aggressivi nei confronti della stessa donna in via Giulia. Anche allora era ubriaco. I testimoni lo avevano visto strattonarla, ma la donna aveva negato di essere stata aggredita, spiegando che la ferita al capo dell’uomo era stata causata da una caduta accidentale. Nessun documento d’identità, né per lui né per lei. Tuttavia, le spiegazioni fornite erano state ritenute sufficienti.
L’ultima apparizione e la fuga
La notte del 7 giugno, Ford viene visto di nuovo, all’esterno di Villa Pamphili, mentre tiene in braccio la bambina con il vestitino rosa a fiorellini. I testimoni riferiscono che la teneva «in maniera scomposta», lasciando intendere che potesse già essere priva di vita. Tre giorni dopo, il 10 giugno, viene notato in via di Torre Argentina con un trolley di medie dimensioni, ma senza la bambina né la donna. È lo stesso commerciante che lo aveva visto ferito pochi giorni prima a riconoscerlo e a scattargli una foto.

Il dettaglio che più colpisce è che Ford non ha mai denunciato la scomparsa né della bambina né della presunta moglie. Segno, secondo il gip, che il 46enne aveva già deciso di darsi alla fuga. Si libera del bagaglio in circostanze ancora da chiarire e l’11 giugno si imbarca su un volo Ryanair delle 11:05 per Skiathos, in Grecia, dove verrà arrestato due giorni dopo.
Un tassello importante per le indagini arriva proprio da un altro dettaglio inquietante: la sera del 5 giugno, mentre era in stato di alterazione, filma con il cellulare gli agenti intervenuti dopo una segnalazione. Questo consentirà agli inquirenti di risalire al suo telefono, un’utenza italiana intestata a lui, e da lì all’acquisto del biglietto aereo.
Un’identità da decifrare
L’arresto in Grecia e la successiva rivelazione della vera identità di Rexal Ford potrebbero rappresentare la chiave per scoprire chi fossero davvero le due vittime, ancora senza un nome. Una madre e una figlia che nessuno ha reclamato, lasciate morire da un uomo violento che non ha esitato a cercare la fuga. La cronaca giudiziaria, oggi, deve ricostruire non solo le ultime ore di vita delle due vittime, ma anche la lunga scia di violenza, menzogne e falsità che ha portato a questo tragico epilogo.