
Filippo Manni, 21 anni, originario di Racale, un piccolo comune del Salento, è stato fermato con l’accusa di aver ucciso sua madre, Teresa Sommario, 53 anni, all’interno della casa di famiglia. Una tragedia che ha scosso l’intera comunità e che apre interrogativi profondi sul movente di un gesto che, secondo quanto riferito da chi conosceva il giovane, appare inspiegabile.
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Il ragazzo, studente di Economia a Roma, era tornato nella sua cittadina d’origine da circa tre settimane per partecipare alla festa patronale di San Sebastiano. Negli ultimi giorni aveva anche iniziato a lavorare come bagnino in uno stabilimento balneare locale. Una routine apparentemente normale, lontana da ogni sospetto.
La confessione
Filippo Manni non ha mostrato alcun segno di pentimento durante l’interrogatorio. Il 21enne ha confessato di aver ucciso la madre con un’ascia. Sembra che la donna lo avesse rimproverato per essere entrato in casa senza salutare. “A volte avevo pensato per scherzo di farlo, oggi l’ho fatto veramente”, ha rivelato gelidamente il giovane.

Una lite per un’auto danneggiata prima del delitto
Secondo le prime ricostruzioni investigative, all’origine dell’omicidio potrebbe esserci stata una lite scoppiata per motivi di poco conto. Si ipotizza che una discussione tra madre e figlio sia degenerata a seguito di un incidente stradale avvenuto nei giorni precedenti, durante il quale Filippo Manni avrebbe danneggiato l’auto di famiglia. La mattina del delitto, il carrozziere, vicino di casa, aveva appena riconsegnato la vettura riparata.
Proprio in quelle ore, Filippo era stato accompagnato dal padre – assessore comunale ai Lavori pubblici e separato da Teresa – a casa. Pochi minuti dopo, si sarebbe consumata la tragedia. Non è ancora chiaro cosa sia accaduto nel dettaglio, ma la tensione sarebbe esplosa con una violenza brutale.

L’arma del delitto e la scena scoperta da un fratello
A colpire è l’arma utilizzata: una piccola accetta, compatibile con quelle solitamente impiegate nelle attività scout. L’attrezzo apparterrebbe al fratello minore di Filippo, un ragazzo di 17 anni anche lui scout. La madre è stata colpita ripetutamente con quell’oggetto nel piano terra dell’abitazione, fino alla morte.
A scoprire il corpo è stato uno dei due figli gemelli, che a breve compiranno 18 anni. È stato lui a sentire rumori sospetti, a scendere e a trovarsi davanti a una scena agghiacciante: la madre distesa in una pozza di sangue. È stato lui stesso a chiamare i soccorritori e i carabinieri, dando l’allarme.
Il precedente: il pugno sul parabrezza
È emersa una testimonianza agghiacciante da parte di un meccanico. “La madre aveva portato l’auto qui la settimana scorsa – ha detto il carrozziere –-, non c’era stato alcun incidente ma il figlio aveva rotto il parabrezza con un pugno perché era arrabbiato. Non c’erano stati litigi, la madre era tranquilla, sono cose che succedono ma “che sia la prima e l’ultima volta” aveva detto la donna. Anche Filippo era passato nei giorni successivi, anche lui era sereno». «Filippo aveva detto che non pensava che il vetro si sarebbe rotto così facilmente. Era stato un gesto di rabbia? Non posso dirlo, per me era un ragazzo normale“.
Indagini in corso, un gesto ancora senza spiegazione
Le indagini sono affidate alla Compagnia di Casarano e al Nucleo Investigativo di Lecce. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire nel dettaglio la dinamica dell’evento e soprattutto di comprendere il movente. Al momento, i contorni della vicenda restano sfumati. Non emergono segnali pregressi di tensioni particolarmente gravi in famiglia né episodi che possano aver fatto presagire una tragedia familiare di questa portata.
Dalle testimonianze raccolte nel paese, emerge il profilo di una famiglia conosciuta e stimata. Nessuno aveva mai percepito crepe o disagi tali da far immaginare una svolta così drammatica. Il sindaco di Racale, Antonio Salsetti, ha parlato a nome dell’intera comunità: «È una tragedia inspiegabile, nata dal nulla. Conosco la famiglia da sempre, soprattutto il padre. Non ci sono parole».

Un ragazzo riservato, la musica e un futuro interrotto
Filippo Manni era considerato da tutti un ragazzo tranquillo, appassionato di musica e con un passato da boy scout. Viveva da tempo a Roma, dove frequentava l’università, ma di recente aveva manifestato il desiderio di cambiare strada, abbandonare gli studi economici e dedicarsi interamente alla carriera musicale, iscrivendosi al Conservatorio.
Suonava la chitarra e, stando a quanto raccontano amici e conoscenti, coltivava questo interesse con passione. Era descritto come un giovane mite, riservato, non incline alla violenza. Un profilo che rende ancora più difficile accettare ciò che è accaduto e che complica ulteriormente la comprensione delle ragioni psicologiche che possano aver portato a un gesto tanto estremo.
Un’intera comunità sotto shock
A Racale, lo sgomento è totale. In un contesto in cui tutti si conoscono, l’improvvisa esplosione di violenza familiare ha colpito nel profondo. I residenti parlano con incredulità di una madre affettuosa, di figli educati, di un ambiente familiare sereno. Eppure, qualcosa si è rotto, e ora la giustizia dovrà fare chiarezza.
Le autorità stanno procedendo con cautela, consapevoli della delicatezza del caso e della necessità di analizzare con attenzione tutti gli elementi raccolti. La speranza è che le indagini possano fornire risposte concrete, ma per molti il dolore rimane muto. Una madre è stata uccisa, un figlio è stato arrestato e una famiglia è stata spezzata nel modo più crudo.
In attesa che emergano nuove verità, Racale piange una perdita incolmabile e si interroga su quanto può celarsi dietro le apparenze di una quotidianità solo in superficie tranquilla.