
Il caso Garlasco continua a suscitare grande attenzione, ma le ultime analisi non portano nuovi spiragli. I laboratori della Polizia Scientifica di Milano hanno esaminato i reperti, ma i risultati sono deludenti, come spiegato da Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi.
L’analisi della famosa impronta non ha aggiunto nulla di concreto al caso. Le aspettative sono state deluse, creando un clima di amarezza tra chi sperava in nuovi sviluppi.

Un’attesa delusa
Le speranze erano concentrate sull’impronta numero 10, trovata sulla porta della casa di via Pascoli, dove nel 2007 è stata uccisa Chiara Poggi. Tuttavia, nonostante l’aspettativa di una svolta, le analisi hanno portato a una chiara delusione. “La visione diretta dei reperti, unita alle metodiche scelte per l’analisi, ha di fatto smorzato qualsiasi possibile, e a mio parere immotivato, entusiasmo o meglio, falsa speranza”, afferma Capra all’agenzia AGI.

Indagine sospesa
Con l’incidente probatorio ancora in corso, l’indagine sembra bloccata, intrappolata tra la mancanza di nuove prove e la complessità del caso. L’impronta 10, che si pensava potesse indirizzare verso un nuovo profilo, non ha portato a risultati significativi.
Alberto Stasi rimane una figura centrale nel caso. Dopo anni di battaglie legali, nel dicembre 2015, è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi. Una decisione che continua a dividere l’opinione pubblica, alimentando dibattiti e richieste di revisione.