
Nel cuore delle montagne canadesi dell’Alberta, nel resort di Pomeroy Kananaskis, si è concluso uno dei G7 più tesi degli ultimi anni, segnato da venti di guerra, equilibri fragili e strategie geopolitiche incerte. Durante la notte del 17 giugno, mentre l’Iran lanciava un attacco con missili ipersonici contro Israele, la premier italiana Giorgia Meloni tracciava il bilancio politico di un vertice cruciale, dichiarando con fermezza che “un Iran potenza nucleare non sarebbe una minaccia solo per Israele, ma per tutti noi”.
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Sì al negoziato, no a Putin come mediatore
La linea espressa da Meloni al G7 in Canada è netta: l’Occidente non può tollerare un Iran dotato di armi atomiche, ma ogni soluzione deve passare attraverso il dialogo e non attraverso escalation militari. In una dichiarazione congiunta firmata anche dal presidente statunitense Donald Trump, i leader del G7 hanno ribadito la contrarietà alla proliferazione nucleare iraniana. La presidente del Consiglio italiano ha voluto sottolineare come questa posizione sia stata condivisa “con convinzione”, nonostante le iniziali riserve.
Meloni ha inoltre respinto con decisione l’ipotesi lanciata da Trump di affidare a Vladimir Putin un ruolo di mediatore nel conflitto israelo-iraniano. “Affidare a una nazione in guerra la mediazione su un’altra guerra non mi sembrerebbe proprio l’opzione migliore”, ha dichiarato. Un secco no, che riflette la linea italiana ed europea sulla Russia, vista come parte del problema più che come risorsa diplomatica.

Missili su Israele e l’impegno per un cessate il fuoco a Gaza
Nelle stesse ore in cui Israele veniva colpita dai missili iraniani, Meloni si faceva promotrice di un’iniziativa per ottenere un cessate il fuoco a Gaza. Un impegno definito “delicato ma necessario”, portato avanti nei confronti degli altri leader europei, in particolare per coinvolgere attivamente i Paesi arabi del Golfo. “Credo che questa sia il momento giusto per ottenere un cessate il fuoco. È un obiettivo sul quale ho lavorato molto in questi giorni”, ha spiegato Meloni nel punto stampa finale.
Alla domanda su una possibile partecipazione militare italiana in caso di conflitto con l’Iran, Meloni ha mantenuto una posizione prudente: “Non è una decisione che si prende così. Valuteremo, se e quando sarà il caso”.
Ucraina, sanzioni e pieno sostegno a Kiev
La guerra in Ucraina resta uno dei capitoli centrali del vertice. Meloni ha riaffermato il pieno sostegno all’Ucraina e al presidente Volodymyr Zelensky, condannando con forza i “brutali attacchi russi”. “Ogni volta che si cerca un passo avanti, la Russia risponde colpendo i civili”, ha denunciato. La premier ha ribadito che Kiev ha manifestato disponibilità al dialogo, a differenza di Mosca, e ha chiesto di “continuare a esercitare pressioni su Mosca con le sanzioni”.
Smentite anche le voci secondo cui Trump avrebbe posto il veto a una dichiarazione finale sull’Ucraina: “Non era nemmeno prevista”, ha tagliato corto Meloni, rispondendo ai giornalisti.
Dazi Usa-Ue, cauta apertura al negoziato
Sul fronte economico, la presidente del Consiglio ha mostrato moderato ottimismo riguardo alla trattativa sui dazi statunitensi contro le merci europee. L’incontro tra Trump e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen viene letto come un segnale positivo: “Dimostra la volontà di trovare soluzioni”, ha commentato. L’obiettivo resta quello di evitare un ‘no deal’ entro il 9 luglio, data di scadenza del negoziato commerciale.
Meloni ha anche rivendicato il ruolo dell’Italia nel facilitare un clima costruttivo: “Siamo fieri del lavoro fatto per costruire un confronto franco ma sereno”, ha dichiarato, evidenziando la posizione di cerniera tra Usa, Ue e Italia che ha cercato di mantenere in tutto il summit.

Migrazioni e lotta ai trafficanti: l’Italia fa scuola
Un altro tema centrale affrontato nel corso del G7 è stato quello della migrazione. Meloni ha sottolineato come “la ricetta italiana viene presa a paradigma anche da altre grandi nazioni”. Una delle sette dichiarazioni ufficiali del vertice è infatti dedicata alla lotta contro i trafficanti di esseri umani, sulla base del principio “follow the money”, proposto proprio dall’Italia.
Un riconoscimento che la premier ha rivendicato come frutto di un lavoro diplomatico costante, volto a trasformare il modello italiano di gestione dei flussi migratori in uno standard europeo e globale.
Il siparietto con Macron: “Non me lo ricordo”
Non è mancato un momento di leggerezza. Durante il punto stampa finale, Meloni è stata interpellata su un episodio diventato virale: un’espressione sorpresa, quasi scioccata, dopo che Emmanuel Macron le ha sussurrato qualcosa all’orecchio durante un momento informale del vertice. La premier ha chiuso la questione con una battuta: “So che non ci crederete, vi giuro che non me lo ricordo”.
In un G7 segnato da tensioni internazionali, tra missili e diplomazia, Meloni ha cercato di mantenere una linea di equilibrio, facendo leva sul ruolo dell’Italia come attore credibile e interlocutore trasversale. Un vertice che difficilmente verrà dimenticato.