
C’è un uomo, Michael Erik Kurilla, soprannominato con malcelata ironia “il Gorilla” nei corridoi del Pentagono, che oggi più di tutti sta indirizzando la postura militare americana nel Golfo. Non è un falco di cartone: comanda il Centcom, il cuore operativo delle forze Usa in Medio Oriente.
Secondo Politico, il militare sta diventando l’uomo decisivo nel plasmare la reazione di Washington contro l’Iran, in queste ore di tensione innescate dai raid israeliani. E la sua visione è chiarissima: gli Stati Uniti dovrebbero attaccare.
Kurilla convince Hegseth e dribbla Caine
Il generale, raccontano fonti interne, ha ottenuto un livello di autorità “insolito” dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, ex volto di Fox News chiamato a dare un colpo di spugna alla burocrazia militare “woke”. Hegseth si fida di chi mostra muscoli e testosterone, e Kurilla ne ha fatto il marchio di fabbrica: non a caso tutte le sue richieste, dal posizionamento di portaerei ai voli di caccia, sono passate senza troppe discussioni.

Nemmeno il capo degli Stati Maggiori Riuniti, Dan Caine, è riuscito a frenare l’irruenza del Centcom. Caine predicava prudenza per non trascinare di nuovo l’America in un pantano mediorientale, ma per ora la voce grossa di Kurilla pesa di più. E nell’ombra anche Elbridge Colby, sottosegretario per la strategia, ideologo dell’America First, è stato messo all’angolo dal carisma bellicoso del generale.
Asset militari spostati, escalation in vista
Il risultato è già visibile sui radar: dopo le prime tensioni seguite all’offensiva di Israele contro l’Iran, il Pentagono ha mosso la Uss Nimitz dal Mar Cinese Meridionale verso il Golfo per affiancare la Uss Carl Vinson. Non solo: nuove squadriglie di F22, F35 e F16 sono in rotta verso la regione. L’obiettivo? Aumentare la pressione su Teheran, mostrare i muscoli, scoraggiare ritorsioni dirette sugli interessi americani.
E dietro tutto questo c’è lui, il Gorilla, che da settimane sussurra all’orecchio di Trump e modella, pezzo dopo pezzo, la prossima partita militare americana. Con un copione che, se non cambierà in extremis, rischia di riportare gli Stati Uniti nel pieno di una guerra che potrebbe avere un inizio, ma della quale non si riescono a intravedere le conseguenze, né l’eventuale fine.