
Giorgia Meloni ha consolidato quella che, secondo i suoi estimatori, è la sua immagine di leader autorevole sul piano internazionale nel corso dell’ultimo summit del G7, tenutosi in un clima particolarmente teso per via delle numerose crisi globali. Tra i dossier più urgenti, il nodo mediorientale ha visto l’Italia giocare un ruolo attivo, con una proposta per la questione di Gaza che ha raccolto un consenso diffuso tra i presenti. Un’iniziativa che conferma non solo la crescente influenza della presidente del Consiglio, ma anche il riconoscimento del suo carisma politico nei contesti multilaterali.
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Ma a catturare l’attenzione dei media, oltre alla sostanza diplomatica, è stato anche un episodio più informale, sebbene non meno significativo: un momento di scambio riservato tra la premier italiana e Emmanuel Macron, che ha rapidamente fatto il giro del mondo grazie alla diffusione delle immagini.

Uno scambio riservato sotto gli occhi di tutti
Durante una pausa dei lavori, Meloni e Macron sono stati ripresi seduti uno accanto all’altra. I due leader, consapevoli della presenza massiccia di telecamere, fotografi e giornalisti, hanno cercato di comunicare in modo tale da non lasciar trapelare il contenuto delle loro parole. Entrambi si sono coperti la bocca con le mani per evitare la lettura dei labiali, una precauzione ormai abituale in contesti altamente mediatizzati come quello del G7.
Il tentativo di riservatezza è stato efficace, ma ciò non ha impedito a milioni di spettatori e commentatori di interrogarsi sul contenuto di quel dialogo. In particolare, ha colpito l’espressione della premier italiana a seguito di una frase pronunciata da Macron: Meloni abbassa lo sguardo, poi alza gli occhi al cielo, eseguendo il gesto noto come “rolling eyes”, segno di ironia, esasperazione o complicità, a seconda delle interpretazioni.
Il gesto del pollice e l’intesa personale
Lo scambio si è arricchito di un ulteriore dettaglio, anch’esso registrato dalle telecamere: in un secondo momento, Meloni alza discretamente il pollice, un gesto che in contesti politici può indicare accordo o approvazione. Dopo questo cenno, i due leader tornano alle loro rispettive posizioni, senza ulteriori manifestazioni pubbliche.
Al di là delle differenti visioni politiche che caratterizzano Roma e Parigi su vari dossier europei e internazionali, la scena ha suggerito una certa intesa personale tra i due capi di governo. Un’intesa che potrebbe rivelarsi utile in vista delle complesse trattative europee in corso, ma che non va oltre il piano relazionale, almeno in apparenza.
La reazione di Meloni in conferenza stampa
La curiosità sollevata dalle immagini ha spinto molti giornalisti a chiedere spiegazioni. Al termine del G7, durante l’ultimo punto stampa, un cronista ha chiesto esplicitamente alla premier che cosa le avesse detto Macron per provocare quella reazione così commentata.
Giorgia Meloni, con il tono ironico che spesso utilizza nei confronti dei media, ha scelto di non svelare il contenuto del dialogo. «So che non ci crederete, vi giuro che non me lo ricordo», ha detto sorridendo, prima di congedarsi dai giornalisti. Una risposta che ha contribuito ad alimentare l’alone di mistero attorno alla breve conversazione, confermando allo stesso tempo la volontà di mantenerla nel rispetto della riservatezza tra leader.
The casual contempt that Meloni has for Macron is one of the great joys of modern politics.pic.twitter.com/YW3k5O70Hh
— Will Kingston (@WillKingston) June 17, 2025
Tra politica e comunicazione
L’episodio dimostra quanto il confine tra la politica internazionale e la comunicazione mediatica sia sempre più sottile. In un contesto globale in cui ogni gesto viene registrato, analizzato e interpretato, anche un semplice scambio privato tra due leader può diventare oggetto di speculazioni, meme e discussioni online.
Meloni, consapevole della portata simbolica di certi momenti, sembra aver saputo giocare con il linguaggio non verbale, rafforzando la propria immagine di figura centrale nei consessi internazionali. La sua presenza al G7, dunque, si è distinta non solo per le proposte diplomatiche, ma anche per la capacità di muoversi con disinvoltura tra la sostanza della politica e le regole non scritte dello spettacolo mediatico globale.