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Usa, ultimatum di Trump all’Iran: “Resa totale”. Mosca: “Rischio atomico”

Pubblicato: 18/06/2025 06:56

CALGARY – “Resa incondizionata”. Con questa formula il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dettato i termini dell’ultimatum lanciato contro il regime iraniano, spalancando la porta a un possibile ingresso diretto nella guerra già in corso tra Teheran e Gerusalemme. La decisione definitiva potrebbe arrivare nelle prossime ore, dopo la riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale convocata alla Casa Bianca, in cui verrà valutata l’opzione di attaccare i siti nucleari sotterranei del regime. “O l’Iran rinuncia subito al programma nucleare, oppure sarà la guerra”, ha detto Trump, precisando di sapere dove si nasconde Khamenei: “Potremmo ucciderlo, ma non lo faremo, per ora”. In parallelo, Mosca alza il livello dell’allarme: “Un attacco diretto espone il mondo al rischio di catastrofe nucleare”.

Il presidente: “Abbiamo il controllo dei cieli iraniani”. E rilancia l’idea di colpire i siti più protetti

La posizione di Trump, rientrato in anticipo dal G7 in Canada, si è fatta sempre più esplicita. Già lunedì aveva detto chiaramente che l’obiettivo non è un nuovo cessate il fuoco, ma “la fine del problema”. Nessun contatto con Teheran per riaprire un canale negoziale, secondo il presidente, che ha affermato: “Il regime sa come raggiungermi”. Ma la pazienza sembra agli sgoccioli. “Abbiamo il totale controllo dei cieli sopra Teheran, sappiamo dove si trova il cosiddetto Leader Supremo, è un bersaglio facile. Non abbiamo ancora deciso di eliminarlo. Ma basta attacchi contro civili o soldati americani”.

“Resa incondizionata”, scrive in maiuscolo su Truth. Al Consiglio sicurezza si valuta attacco a Fordow

L’ultimatum è stato rilanciato anche via social, con un post in caratteri cubitali: “RESA INCONDIZIONATA”. Il vice presidente Vance ha poi confermato che Trump “valuta ulteriori misure” contro le installazioni atomiche. La riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, secondo fonti citate da Axios, aveva un solo punto all’ordine del giorno: stabilire se intervenire direttamente, iniziando con il bombardamento dei bunker per l’arricchimento dell’uranio a Fordow, il più protetto di tutti, nascosto sotto una montagna.

La minaccia delle GBU-57. E Khamenei ha già passato i poteri ai pasdaran

Per colpire Fordow servono le Massive Ordnance Penetrator, bombe da oltre 13 tonnellate di esplosivo, note come GBU-57, che solo gli Stati Uniti possiedono. Israele, da solo, non sarebbe in grado di sganciarle: servono i bombardieri B-2, anch’essi a disposizione esclusiva del Pentagono. L’idea, secondo ambienti militari, è colpire le infrastrutture nucleari per indebolire il regime, ma il rischio è che ciò provochi il crollo dell’intera architettura di potere della Repubblica islamica. Lo stesso Khamenei, secondo fonti israeliane, si sarebbe rifugiato in un bunker e avrebbe trasferito i poteri esecutivi ai pasdaran.

La Aiea conferma danni a Natanz. Merz: “Trump valuta ingresso in guerra”

La stessa Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu, che nei giorni scorsi aveva duramente accusato Teheran di violare gli accordi sul nucleare, ha scritto di aver rilevato “impatti diretti sui centri di arricchimento di Natanz”. Ma per ora “nessun cambiamento a Fordow e Isfahan”, dove solo un attacco Usa potrebbe alterare lo scenario. Israele, riferisce il sito Ynet, “ritiene imminente l’ingresso americano nel conflitto”. E anche il cancelliere tedesco Merz ha confermato: “Trump sta valutando seriamente l’opzione militare”.

F-16, F-22 e F-35 già schierati nella regione. La base trumpiana resta contraria

Il Pentagono, secondo la Fox, ha già trasferito in Medio Oriente decine di caccia F-16, F-22 e F-35, oltre a 30 aerei cisterna destinati a sostenere una campagna aerea lunga e complessa. Il sistema Aegis della Marina ha contribuito all’intercettazione dei missili iraniani contro Israele. Sul fronte interno però, Trump resta in equilibrio. La sua base elettorale, a partire da figure come Steve Bannon e Tucker Carlson, è notoriamente contraria a nuovi conflitti. Ma l’ambasciatore Usa in Israele, Mike Huckabee, ha dichiarato che il presidente “ascolterà dal cielo la voce di Dio per capire cosa fare”.

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