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Carne del supermercato: “Cosa contiene davvero”. L’ultimo test e la denuncia degli esperti

Pubblicato: 19/06/2025 09:28
carne

Una nuova inchiesta di Greenpeace, condotta nell’aprile 2025, rivela dati allarmanti sulla carne venduta nei supermercati europei. L’indagine ha preso in esame 43 confezioni di carne di suino e pollo acquistate presso note catene della grande distribuzione. I test di laboratorio hanno rilevato quanto segue: oltre il 30% dei campioni analizzati risulta contaminato da batteri resistenti agli antibiotici, un rischio concreto per la salute pubblica e l’ambiente. Nello specifico, 12 su 31 campioni di carne suina (pari al 39%) contenevano batteri antibioticoresistenti; 6 su 12 campioni di carne di pollo presentavano anch’essi germi resistenti agli antibiotici comunemente usati per curare infezioni umane.
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Allevamenti intensivi e uso massiccio di antibiotici: il vero problema

Secondo Greenpeace, la causa principale della contaminazione è l’uso sistematico di antibiotici negli allevamenti intensivi. Questi farmaci non vengono somministrati solo agli animali malati, ma all’intero gruppo, spesso in modo preventivo. Gli spazi sovraffollati, le condizioni igieniche precarie e l’obiettivo di massimizzare la produzione a basso costo contribuiscono alla diffusione di malattie tra gli animali, con conseguente abuso di antibiotici. “Solo riducendo il numero di animali allevati si può frenare davvero la diffusione dell’antibioticoresistenza”, dichiara Greenpeace. In contesti di allevamento su piccola scala, le infezioni sono più facili da controllare senza ricorrere ai farmaci.

Rischi per i consumatori: gli antibiotici potrebbero non funzionare più

Il rischio diretto per chi consuma carne contaminata è attualmente considerato basso, ma i batteri resistenti possono colonizzare o infettare l’uomo in qualsiasi momento. Il vero pericolo, sottolinea Greenpeace, è che gli antibiotici diventino inefficaci, rendendo difficili da trattare anche le infezioni più comuni. “È un prezzo troppo alto per la carne a basso costo, e anche i supermercati come Edeka, Aldi e Lidl hanno delle responsabilità”, afferma Christiane Huxdorff, esperta di agricoltura per Greenpeace. “Serve incentivare sistemi di allevamento più sostenibili e rispettosi degli animali. E gli alimenti sostenibili dovrebbero essere esentati dall’IVA”. Oggi, conclude l’organizzazione, tutti paghiamo il prezzo nascosto della carne a basso costo, anche se scegliamo prodotti più etici.

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