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Corruzione, perquisito sindaco di Gioia del Colle Mastrangelo (FdI) con altre 7 persone: “10% per appalto”

Pubblicato: 19/06/2025 11:37
Gioia Colle perquisito sindaco

Ci è finito anche quello del sindaco di Gioia del Colle, Giovanni Mastrangelo, tra gli otto nomi iscritti nel registro degli indagati nell’ambito della nuova inchiesta della Procura di Bari su una rete di presunti episodi di corruzione legati a gare d’appalto in ambito pubblico. L’indagine, seconda tranche di un’inchiesta già avviata nel 2024, mette nel mirino funzionari pubblici, imprenditori e amministratori locali, accusati a vario titolo di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falso, turbata libertà degli incanti e traffico illecito di influenze.
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Nuove accuse e perquisizioni

La mattina del 19 giugno la Guardia di finanza, su disposizione del procuratore Roberto Rossi e della pm Savina Toscani, ha eseguito perquisizioni domiciliari e acquisizioni di documenti nei confronti degli indagati. Tra questi figura il sindaco Giovanni Mastrangelo, eletto con Fratelli d’Italia, a capo del Comune di Gioia del Colle. Con lui, sono coinvolti altri quattro incaricati di pubblico servizio e tre imprenditori.

L’indagine nasce da un primo filone investigativo avviato nel novembre 2024 dal Nucleo Pef della Guardia di finanza, che aveva già portato alla luce un sistema di corruzione all’interno della Asl di Bari, con la partecipazione dell’ex dirigente Nicola Sansolini e dei funzionari Nicola Iacobellis e Concetta Sciannimanico, in combutta con imprenditori locali.

Gli appalti pilotati tra Gioia del Colle e Bitritto

Le indagini più recenti hanno ampliato il quadro, portando a galla ulteriori condotte illecite all’interno di gare pubbliche gestite dai Comuni di Gioia del Colle e Bitritto. Elemento ricorrente è l’utilizzo di informazioni riservate per alterare il regolare svolgimento delle gare, a vantaggio sempre degli stessi soggetti. Protagonista, in particolare, Donato Mottola, imprenditore di Noci già noto per essere stato arrestato nel 2021 con l’accusa di aver versato una tangente da 20mila euro all’allora capo della Protezione civile regionale, Mario Lerario.

Nel nuovo filone d’inchiesta, emergono gravi anomalie nella realizzazione di una scuola elementare a Bitritto: la gara sarebbe stata manipolata ancora prima della pubblicazione, con la trasmissione di dati sensibili ai possibili partecipanti. Il responsabile unico del procedimento avrebbe ricevuto in cambio 56 quintali di legna, mentre un altro funzionario avrebbe accettato la promessa di una tangente di 60mila euro per favorire il buon esito della procedura in favore dell’imprenditore predeterminato.

Il ruolo del sindaco e del mediatore

A Gioia del Colle, invece, l’attenzione degli inquirenti si concentra su un appalto per l’adeguamento di una scuola, in cui sarebbero stati utilizzati dati tecnici elaborati dalla stessa ditta favorita. Al centro di questa vicenda emerge la figura di un mediatore, anch’egli indagato per traffico illecito di influenze, che avrebbe sfruttato la relazione diretta con il sindaco Mastrangelo per ottenere informazioni privilegiate e indirizzare la gara in cambio della promessa di un compenso pari al 10% dell’offerta economica.

Le modalità, secondo la Procura, ricalcano il medesimo schema corruttivo già emerso nel primo filone d’indagine: condivisione di documenti riservati, simulazione di procedure regolari, preparazione anticipata di atti tecnici da parte dell’imprenditore stesso e mancate verifiche formali sullo stato di avanzamento dei lavori.

Gli otto nomi al centro dell’inchiesta

Nell’inchiesta attuale risultano formalmente indagati:

  • Donato Mottola, imprenditore già coinvolto in precedenti inchieste;
  • Francesco Girardi, imprenditore;
  • Giovanni Mastrangelo, sindaco di Gioia del Colle;
  • Nicola Sansolini, dirigente della Asl Bari;
  • Nicola Iacobellis, funzionario della stessa azienda sanitaria;
  • Antonino Del Vecchio, responsabile dell’Ufficio Lavori pubblici di Gioia del Colle;
  • Lorenzo Fruscio, suo omologo a Bitritto;
  • Raffaele Amato, funzionario della ripartizione Infrastrutture del Comune di Bari.

Alcuni di loro, tra cui lo stesso sindaco, sono stati oggetto dei decreti di perquisizione eseguiti nella mattinata, mentre altri sono sotto accertamento per la verifica del coinvolgimento diretto nei fatti contestati. Il materiale raccolto è ora al vaglio del giudice per ulteriori sviluppi procedurali.

Un sistema radicato e una rete trasversale

La vicenda mette in luce ancora una volta la fragilità delle procedure pubbliche e l’esistenza di reti di influenza che, attraverso la connivenza tra pubblici ufficiali e privati, riescono a infiltrarsi nei meccanismi decisionali delle amministrazioni locali. Il fatto che si tratti di più Comuni, legati da metodi simili e da alcuni protagonisti ricorrenti, rafforza l’ipotesi di una strategia strutturata più che di episodi isolati.

In attesa degli sviluppi dell’indagine, restano sul tavolo interrogativi pesanti sulle modalità con cui vengono gestiti gli appalti pubblici e sulle responsabilità di chi, per ruolo o mandato elettorale, dovrebbe garantirne trasparenza e imparzialità.

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