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Dentro la testa di Trump: i calcoli dietro un possibile attacco all’Iran

Pubblicato: 19/06/2025 17:05

Ore decisive alla Casa Bianca. Mentre Israele prosegue l’offensiva contro Teheran, l’unica vera incognita resta Donald Trump: intervenire direttamente o limitarsi a guardare? Una decisione che può cambiare gli equilibri di tutto il Medio Oriente, tra bombe, bunker e calcoli interni.

Quattro chiavi per capire la strategia

In un’analisi pubblicata sul Corriere della Sera, Federico Rampini ricostruisce, citando Ross Douthat, i criteri che possono orientare la scelta del presidente USA.

Trump e la linea dura

Secondo Douthat, Trump ha sempre usato la minaccia della forza come leva negoziale. Non stupisce dunque che abbia permesso l’attacco di Israele, anche senza i “falchi” del suo primo mandato. Ora i vertici militari sembrano orientati verso l’intervento diretto degli Stati Uniti, ma la decisione finale resta solo sua: “È Trump a decidere e nessun altro“.

Gli israeliani al comando (per ora)

Il successo di Tel Aviv contro Hezbollah e Hamas nel 2024 rende più facile per Trump restare a guardare: “Lasciateci provare con Teheran, poi decidete se sostenerci“, sarebbe il messaggio di Netanyahu. Per un presidente che predica “America First”, lasciare fare agli alleati è un compromesso che torna utile.

Il rischio di farsi trascinare

Rampini riporta l’avvertimento di Douthat: “Le guerre trascinano dentro le grandi potenze, anche quando partono come conflitti degli altri”. Se l’Iran dovesse collassare, gli Usa non potrebbero restare fuori dal caos postbellico. “«”America First” da solo non basta a evitare nuovi impegni in Medio Oriente.

Il prezzo politico interno

Infine, un monito che inquieta la destra americana: se la guerra dovesse finire male, il trumpismo pagherebbe il conto. Più sfiducia, più paranoia, più estremismi. “Una guerra avventata in Iran sarebbe un’eco del disastro iracheno“, avverte Douthat, “e potrebbe far fallire la nuova destra“.

Deciderà solo lui

Tra bunker da perforare, missili in volo e rivali globali pronti a sfruttare ogni errore, tutto si riduce a una domanda: Trump ordinerà di colpire, o lascerà Israele finire il lavoro? Come sottolinea Rampini, l’unica certezza, in queste ore di fuoco, è che la risposta arriverà da una sola testa: quella del Presidente degli Stati Uniti.

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