
Teheran è sotto assedio, anche se l’attacco non è ancora cominciato. Nelle basi sparse tra Israele e il Golfo Persico il traffico aereo è incessante, le portaerei statunitensi avanzano compatte e l’aria profuma di guerra. È il preludio a un blitz che potrebbe cambiare la storia del Medio Oriente, o riscriverla in modo irreversibile. Nel mirino c’è Fordow, il bunker nucleare che l’Iran ha scavato sotto la montagna: cento metri di roccia e cemento armato che custodiscono l’ambizione atomica della Repubblica islamica.
Dietro le quinte, il generale Michael “Erik” Kurilla, detto “Gorilla”, ha ormai assunto il comando operativo dell’intervento. Forte del via libera concesso dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, punta a una dimostrazione di forza in grado di piegare l’orgoglio degli ayatollah e cancellare la possibilità di un ordigno nucleare iraniano. Per farlo, ha disposto lo schieramento più imponente degli ultimi vent’anni nella regione: tre portaerei, oltre 250 caccia e l’arrivo imminente dei bombardieri B2 Spirit.

La “madre di tutte le bombe” e i dubbi sul suo impatto
I B2, invisibili ai radar e capaci di sorvolare il territorio iraniano senza essere individuati, sono incaricati di trasportare la Moab, la cosiddetta “madre di tutte le bombe”: un ordigno da tredici tonnellate, con oltre 2.400 chili di esplosivo. È la più potente arma convenzionale disponibile nell’arsenale statunitense. Ma basterà?
I precedenti non incoraggiano. Nel 2017, l’unico utilizzo reale della Moab contro l’Isis in Afghanistan ebbe un effetto limitato. E nel 1999, nemmeno i bombardamenti a tappeto della NATO riuscirono a distruggere un hangar corazzato serbo a Pristina. Oggi a preoccupare il Pentagono è proprio la resistenza strutturale di Fordow, pensato per sopravvivere a qualunque assalto aereo.

Il piano B: assalto da terra dei parà israeliani
Così prende corpo un’alternativa ancora più rischiosa: un assalto terrestre. I modelli in discussione si ispirano all’attacco tedesco di Eben-Emael nel 1940. Gli incursori israeliani dovrebbero prendere il controllo degli accessi a Fordow, protetti dalla copertura dei caccia Usa, per poi permettere a reparti specializzati trasportati in Hercules di entrare nel sito e distruggerne fisicamente le infrastrutture con ordigni demolitori. Un’operazione ad altissimo rischio, ma forse l’unica in grado di garantire la completa neutralizzazione del centro nucleare.
Nel frattempo, la deterrenza resta il primo obiettivo: far capire a Teheran che i raid israeliani — ormai logorati da ore e ore di missioni con più rifornimenti in volo — saranno potenziati da una presenza americana capillare nei cieli. La nuova strategia permetterà non solo di colpire le regioni più interne dell’Iran, ma anche di intercettare i lanciatori di missili Sejil, capaci di trasportare testate da 650 chili di esplosivo.
Ritorsioni possibili: gas nervini, kamikaze e Hormuz
Il problema è che Teheran non è rassegnata. Nelle loro riserve, i pasdaran conservano armi chimiche come il gas nervino, pronte a essere impiegate in un’ultima, disperata ritorsione. Anche un missile intercettato potrebbe comunque rilasciare veleni su centri abitati. Inoltre, l’ingresso degli Usa nel conflitto rischia di far esplodere l’instabilità in Iraq, dove le milizie sciite potrebbero attaccare le basi americane a Baghdad.
Ma la minaccia più temuta è quella sul traffico energetico globale. Lo Stretto di Hormuz, già pattugliato da barchini, mine e droni iraniani, è la via di passaggio obbligata per petrolio e gas verso l’Occidente. Un eventuale blocco colpirebbe in pieno la già fragile economia globale, e potrebbe scatenare un effetto domino su prezzi e mercati.
Trump vuole colpire, il mondo trattiene il fiato
A volerlo davvero, però, è soprattutto Donald Trump. Il presidente americano considera la distruzione dell’arsenale nucleare iraniano un punto d’onore, oltre che il coronamento della sua strategia in Medio Oriente. La Casa Bianca ora ha davanti a sé due strade: fermarsi alla minaccia o varcare la soglia di una guerra vera e propria. Nel frattempo, Kurilla è pronto. Dal cielo o da terra, l’assalto a Fordow potrebbe iniziare in qualunque momento.