
Tre reti nei primi trentuno minuti, una superiorità tecnica mai vista finora in questa competizione e la sensazione di una squadra che, almeno per una sera, ha ritrovato se stessa. La Juventus travolge 5-0 l’Al Ain e si prende con prepotenza la scena del primo Mondiale per club della nuova era. La differenza l’hanno fatta il ritmo, la qualità e la fame: tutto concentrato in una mezzora iniziale devastante.
A Washington, nel piccolo Audi Field, i bianconeri – in maglia azzurrina – hanno annichilito la squadra emiratina con un gol ogni dieci minuti: Kolo Muani, Conceição, Yildiz, ancora Kolo Muani e di nuovo Conceição. Più che una partita, è sembrata una dichiarazione d’intenti.
Ritmo forsennato e sorprese tattiche
Tudor ha scelto di sorprendere schierando Alberto Costa dal primo minuto sulla destra: la mossa ha pagato, e molto. Il portoghese ha confezionato i primi due gol: cross perfetto per il colpo di testa vincente di Kolo Muani all’11’, poi un’accelerazione devastante al 21’, chiusa dall’assist per Conceição, bravo a eludere due avversari e battere Rui Patrício con il sinistro.
Dieci minuti dopo è stato il turno di Kenan Yildiz, che ha trovato l’angolino dal limite con freddezza chirurgica. Il dato curioso? Segna sempre quando esordisce da titolare in una competizione: è successo in campionato, Champions, Supercoppa e Coppa Italia. Ora anche nel nuovo torneo FIFA.
Il quarto gol è un’opera d’arte
Dopo una breve pausa, al 48′ è arrivato il poker: Thuram ha lanciato lungo, Kolo Muani ha controllato con eleganza e ha infilato il portiere con l’esterno. Il quinto gol è arrivato poco dopo: Conceição ha dribblato secco il suo marcatore e ha chiuso con un sinistro a giro che ha fatto alzare gli occhi anche a chi si era appena seduto.
In mezzo a loro, Yildiz e lo stesso Conceição hanno dominato il campo, tecnicamente e mentalmente. L’intensità non è mai calata, e a stupire è stata soprattutto la naturalezza con cui la squadra ha combinato pressing, verticalizzazioni e giocate di qualità.
Pubblico a scoppio ritardato e arbitri perfetti
In tribuna sedevano Gianni Infantino, John Elkann, Damien Comolli, Chiellini e Scanavino. Il pubblico americano ha risposto con un entusiasmo a scoppio ritardato: spalti semivuoti fino al fischio d’inizio, poi il misterioso afflusso. Pizza, pop corn e tamburi emiratini hanno fatto il resto.
A dirigere il match, una terna arbitrale tutta femminile e tutta statunitense, guidata dalla 38enne Tori Penso. Nessun errore, nessun intervento del Var, nessuna polemica. Solo una direzione limpida e silenziosa.
Le sovrapposizioni fanno la differenza
La fascia destra è stata il vero laboratorio delle invenzioni bianconere: le sovrapposizioni di Kalulu e Kelly hanno continuamente sorpreso la difesa emiratina, non esattamente celebre per le marcature strette. Anche qui, Tudor ha trovato risposte brillanti da tutti i suoi esterni.
A voler cercare un difetto, la Juve ha concesso qualche spazio ai cambi di gioco dell’Al Ain, che ha provato ad affidarsi al suo centravanti togolese Raba, autore di 200 gol in 300 partite con la maglia violetta. Solo una parata straordinaria di Di Gregorio gli ha negato la rete del riscatto.
Sorrisi, spettacolo e fame di vittorie
La gara si è chiusa con un palo colpito da Douglas Luiz e la sensazione netta che questa Juventus non solo stia ritrovando la forma migliore, ma che abbia anche ritrovato il gusto di divertirsi. E soprattutto di divertire.
Nel primo vero test del Mondiale per club, ha già dato una risposta chiara: non è più la Juve che arrancava tra nebbie tattiche e incertezze offensive. È, o vuole diventare, la Juve del nuovo mondo. E stavolta l’ha detto a tutti. Con cinque gol.