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La superbomba Mop, potenza e limiti della “pallottola d’argento” americana

Pubblicato: 19/06/2025 14:57

La GBU-57 Massive Ordnance Penetrator (MOP) è il più pesante ordigno convenzionale statunitense, progettato per colpire obiettivi profondi e fortificati. Con un peso di 13 tonnellate e la capacità dichiarata di perforare fino a 60 metri di cemento, è indicata come l’unica arma capace di distruggere i laboratori nucleari nascosti sotto la montagna di Fordow in Iran. La sua efficacia operativa, però, resta controversa e il suo impiego mai testato in un vero conflitto.

La genesi del MOP

La genesi della MOP risale all’inverno del 2001, dopo il fallimento delle bombe convenzionali contro i tunnel di Osama Bin Laden a Tora Bora. Il Pentagono decise così di sviluppare un ordigno in grado di penetrare le profondità sotterranee che, fino ad allora, avevano resistito agli attacchi aerei.

Il progetto, affidato a Boeing, è stato a lungo in stand-by, complici le difficoltà tecniche e i precedenti fallimenti militari, come l’incapacità degli ordigni di distruggere i bunker di Saddam Hussein durante l’invasione dell’Iraq, protetti da fortificazioni progettate da ingegneri jugoslavi.

Una produzione limitata

Dai primi test nel 2007 la produzione si è limitata a una ventina di esemplari, riservati esclusivamente ai bombardieri stealth B-2 Spirit della US Air Force, un vincolo operativo che limita fortemente la versatilità d’impiego della bomba.

La MOP sfrutta esclusivamente l’energia cinetica dovuta alla caduta libera, senza l’ausilio di propulsori aggiuntivi, e contiene una carica esplosiva studiata per generare un effetto simile a un terremoto capace di demolire strutture sotterranee. La testata utilizza una combinazione di esplosivi ad alte prestazioni come AFX-757 e PBXN-114, rinunciando all’uranio impoverito in favore dell’acciaio ad alta densità Eglin Steel.

Limiti e alternative: la Madre di tutte le bombe

L’impiego della MOP è riservato ai B-2, ma esiste un’arma sorella, la GBU-43 MOAB, conosciuta come “Madre di tutte le bombe”, che pesa circa 10 tonnellate e funziona diversamente: esplode sopra il suolo creando un’onda d’urto devastante nel raggio di due chilometri, capace di distruggere bunker superficiali e neutralizzare uomini protetti in caverne.

Alcuni tecnici ipotizzano che il sistema di sgancio della MOAB possa essere adattato alla MOP, consentendo un impiego anche da parte di velivoli più piccoli come i C-130J Hercules, in dotazione anche all’aeronautica israeliana, ma si tratta di speculazioni non confermate e con numerosi ostacoli tecnici.

Le sfide dell’impiego e le alternative operative

La MOP non è mai stata sperimentata in operazioni reali e il suo successo contro i laboratori sotterranei di Fordow resta incerto. Donald Trump, che come presidente ordinò l’uso della MOAB in Afghanistan, ha espresso più volte dubbi sull’efficacia di queste armi contro fortificazioni complesse.

In assenza di certezze operative, nell’attuale conflitto in Iran si valuta anche un’alternativa: un raid di forze speciali israeliane, simile all’azione storica di Entebbe. Le unità d’élite Shaldag e 669 hanno già condotto operazioni analoghe su obiettivi sotterranei in Siria, dimostrando capacità di neutralizzazione precisa con perdite zero. Ma un’incursione simile in territorio iraniano rappresenterebbe una sfida ben più rischiosa. La posta in gioco, il cuore del programma nucleare iraniano, giustifica però il pericolo.

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