Parole affilate come un dritto incrociato: Darren Cahill, l’allenatore di Jannik Sinner, svela un retroscena inaspettato sul giudizio che Novak Djokovic espresse sull’altoatesino dopo un celebre match a Wimbledon, dove il serbo rimontò due set di svantaggio.
Un’opinione “spietata“
In un podcast con Andy Roddick, Cahill ha svelato: “Nole mi disse: Jannik colpisce benissimo la palla, ma non c’è variazione. Pochi cambi di traiettoria, nessuna altezza sopra la rete, non viene a rete, non cerca di portarmi dentro il campo. So che risponde bene, ma non è aggressivo sulla risposta. Non attacca il mio servizio, non fa male“.
Il giudizio di Djokovic era lucido e impietoso: Sinner, in quel momento, aveva ancora questi difetti. A Wimbledon, nell’incontro che li vedeva opposti, l’italiano si era portato avanti di due set, ma il serbo aveva poi ribaltato la situazione, adattandosi al gioco dell’avversario e rimontandolo facilmente.
La partita della svolta
“Sinner aveva vinto i primi due set, ma Novak tornò e prese il sopravvento, come solo lui sa fare: si abitua alla palla, alla traiettoria, al ritmo, e poi non sbaglia più. Vinse gli ultimi tre set in modo netto. Ecco perché ero tanto interessato al suo parere“, ha aggiunto Cahill.
Il coach australiano ha detto che quelle parole non furono una sorpresa per lo staff: “Non ci ha detto nulla di nuovo, ma quando lo abbiamo riferito a Jannik dicendogli che veniva da Novak, l’effetto è stato diverso, e lui ci ha risposto che era pronto a cambiare“.
Quella critica ha segnato l’inizio della trasformazione di Sinner: più variazione, più coraggio a rete, più aggressività. Anziché offendersi, il giovane campione ha ascoltato e fatto tesoro dei consigli del suo illustre avversario, iniziando la scalata che lo ha portato al numero uno del ranking mondiale.