
Il 15enne accusato di aver ucciso una ragazza di 13 anni facendola precipitare dal balcone di una casa a Piacenza, dovrà difendersi anche dall’aggravante di atti persecutori, aggravati dalla minore età della vittima e dal fatto di essere legato a lei da una relazione affettiva. L’udienza di oggi, 19 giugno, ha visto il pubblico ministero del Tribunale dei minori di Bologna, Simone Purgato, chiedere e ottenere dal giudice Chiara Alberti l’inserimento dell’aggravante per il giovane imputato.
La Tragedia: Una Precipitazione Mortale
Secondo l’accusa, il giovane avrebbe spinto la vittima dal balcone del settimo piano del palazzo. La ragazza avrebbe cercato di aggrapparsi alla ringhiera, tentando disperatamente di evitare la caduta, ma il 15enne l’avrebbe colpita alle mani, facendo sì che lei precipitasse e morisse. La tragedia si è consumata il 25 ottobre, ma prima di quell’evento, il giovane le avrebbe inviato messaggi minacciosi che ora sono parte integrante del processo.

Messaggi Minacciosi e Atti Persecutori
I messaggi, che la ragazza riceveva dal giovane, erano inquietanti e aggressivi. Tra questi, uno in particolare recitava: “Il mio piano di vendetta inizia da ora, mercoledì 9 ottobre alle ore 2.50“. Questi messaggi segnavano l’inizio di un periodo di molestie, che includevano anche schiaffi e strattoni da parte del giovane, dopo che la ragazza aveva deciso di chiudere la loro relazione. L’imputato continuava a contattarla anche poco prima della tragedia, inviandole messaggi umilianti e denigratori con l’intento di spaventarla e convincerla a riprendere la relazione.
Il Processo e la Difesa
Il giovane era presente oggi in tribunale, e la difesa ha chiesto un termine per prepararsi meglio. Durante l’udienza, l’avvocato ha richiesto che si proceda con il rito abbreviato condizionato all’audizione di due consulenti medico-legali. La prossima udienza, fissata per il 26 giugno, sarà decisiva per la discussione di questa richiesta.
Questo caso ha sollevato forti preoccupazioni sulla violenza nelle relazioni tra adolescenti, portando alla luce comportamenti estremi che possono derivare da conflitti emotivi e relazionali non gestiti in modo sano.
Lei chiedeva consigli a Chatgpt: “Devo lasciarlo?”
Aurora Tila si rivolgeva a ChatGpt, chiedendo consigli sulla relazione con il 15enne poi accusato del suo omicidio (con l’aggravante dello stalking). “Secondo te dovrei lasciarlo?”; “Come faccio a distinguere se è un amore vero o un amore tossico?”. Parla la sua legale: “Si confidava con l’intelligenza artificiale chiedendo se visto il suo comportamento avrebbe dovuto lasciarlo. E l’applicazione le rispondeva che sì, doveva lasciarlo. Parlare e chiedere consigli all’intelligenza artificiale, piuttosto che ai genitori o agli amici, è una abitudine che oggi hanno tutti gli adolescenti e che si è sviluppata a partire dalla pandemia da Covid. Ecco perché bisognerebbe regolamentare l’utilizzo di queste applicazioni”