
Il delitto di Garlasco continua a essere un enigma giudiziario e mediatico che non smette di generare interrogativi, polemiche e nuove piste. Anche a distanza di quasi due decenni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia in via Pascoli, il caso mantiene una presa fortissima sull’opinione pubblica. Se da una parte vi è la sentenza definitiva che ha condannato Alberto Stasi a sedici anni di carcere, dall’altra non si arresta il lavoro di chi, come la giornalista Albina Perri, continua a scavare tra le incongruenze, i dettagli dimenticati, i silenzi assordanti.
Direttrice del settimanale Giallo, la Perri è una delle figure più attive nel rilanciare ipotesi investigative alternative. Da tempo, le sue inchieste mettono in discussione la ricostruzione ufficiale, facendo emergere dubbi e elementi controversi su altri personaggi mai arrivati a processo. Tra questi, Marco Poggi – fratello della vittima – Andrea Sempio – amico di entrambi – e le gemelle Stefania e Paola Cappa, coinvolte loro malgrado in un contesto di illazioni mai del tutto dissipate.

Il fotomontaggio e il contenuto del computer di Chiara Poggi
Tra i dettagli rilanciati da Albina Perri, alcuni colpiscono per la loro carica evocativa e la delicatezza delle implicazioni. In un post pubblicato su Facebook, la giornalista ha parlato del famoso fotomontaggio che ritrae Chiara Poggi insieme alle gemelle Cappa, insinuando l’ipotesi di una relazione più complessa tra le ragazze. Ancora più forte è però l’allusione al segno di un’impronta: non un tacco, come inizialmente sostenuto, bensì una stampella, che secondo la Perri sarebbe compatibile con i segni rilevati sulle cosce della vittima.

Ma è il contenuto del computer di Chiara Poggi a scatenare le reazioni più veementi. “Sul pc di Chiara Poggi c’erano più di 4000 accessi a siti p*rno (analisi informatica dei RIS con dettagli dei nomi dei siti e numero di accessi, su Giallo) – ha scritto Perri – Secondo la famiglia Poggi, molti furono fatti da marco e dai suoi amici. Cioè Sempio. Chiara se n’era accorta e si era lamentata con la mamma. I ragazzi entravano con il suo profilo e potevano vedere le sue cose, le sue foto, le sue ricerche, i suoi video. È in questo modo che hanno visto cosa faceva Chiara e hanno deciso di punirla? Oppure vedendo le sue foto intime Sempio si è fatto strane idee?“. Una riflessione che ha provocato la dura critica da parte di Selvaggia Lucarelli, la quale ha stigmatizzato il tono e la direzione di tali insinuazioni.


Albina Perri ha risposto senza mai nominare direttamente la sua interlocutrice, con un secondo post che ribadisce la sua visione sulla libertà d’inchiesta e sulla necessità di non censurare aspetti che, seppur scomodi, potrebbero essere determinanti: “Dei siti p*rno sul pc di Chiara non si deve parlare per non turbare non si sa chi. Così -per non turbare non si sa chi- si lascia in prigione per dieci anni una persona forse innocente. Questo sarebbe il concetto di “morale” e “giusto”? Nel 2025 ci si scandalizza ancora per il ses** e non perché c’è uno in carcere che forse non c’entra nulla? Dentro il pc di Chiara c’era il suo mondo, che può aver scatenato il suo omicida. Ma certo, meglio non parlare e lasciare Stasi dov’è. E non toccare temi scabrosi“.
A poche ore di distanza, la giornalista ha rincarato la dose con un ulteriore intervento sui social, dove ha preso di mira un certo femminismo di facciata, accusato di adottare un criterio di solidarietà cieco e parziale: “Ultimamente qualche donna se l’è presa perché ho il difetto di dire la verità, e mi ha risposto: vergognati, tu che sei donna non difendi le donne! È vero. Verissimo. Non difenderò mai una donna solo perché donna. Difenderò sempre le vittime, donne e uomini. Non è che le donne vanno difese a prescindere, per una questione di categoria. Io direi che la fase maschi contro femmine dovremmo superarla, più o meno dopo le elementari. Ci sono donne grandiose e donne pessime, uomini pazzeschi e uomini meschini. Queste divisioni da stadio non fanno bene a nessuno. Soprattutto a chi vittima lo è davvero“.
La posizione della Perri, coraggiosa per alcuni e sensazionalista per altri, si inserisce in un momento in cui il caso Garlasco sembra tutt’altro che chiuso. I nuovi accertamenti disposti dalla Procura di Pavia su istanza della difesa di Andrea Sempio, l’incidente probatorio ancora in corso, e le analisi su materiale mai esaminato in precedenza suggeriscono che la verità su quanto accaduto quella mattina d’agosto sia ancora tutta da scrivere.
Nel frattempo, ogni parola, ogni nuova pista, ogni suggestione mediatica ha un peso specifico nel plasmare l’opinione pubblica, ma anche nel condizionare, nel bene o nel male, l’equilibrio fragile tra giustizia e verità. Se il contributo di Albina Perri riuscirà a riaccendere una revisione seria del processo o resterà confinato nel dibattito social, lo dirà solo il tempo. Ma il dibattito, ancora una volta, è tutt’altro che finito.