
L’incubo è finito. Il bimbo di 18 mesi rimasto intrappolato in Iran a causa del conflitto è finalmente in salvo. Fa parte del nuovo gruppo di connazionali e familiari che hanno lasciato il Paese mediorientale grazie al convoglio umanitario organizzato dalla Farnesina. Il gruppo è partito da Teheran e ha raggiunto l’Azerbaijan, dove le autorità italiane hanno offerto assistenza. La madre del piccolo, una architetta iraniana di 36 anni residente in Italia, era con lui durante l’intera traversata.
Il padre del bimbo, Salvatore Politi, è un ginecologo dell’ospedale Maggiore di Parma. Da giorni cercava disperatamente di far tornare in Italia la sua compagna e il figlio. “Non c’è più latte, non ci sono pannolini. Non possono andare avanti così”, ha raccontato in un’intervista a Repubblica, ricordando le 48 ore di silenzio e angoscia che ha vissuto. “Mi sentivo morire”, ha confessato.
Il piccolo si trovava in Iran per conoscere i nonni materni, ma si è ritrovato in mezzo a una crisi sempre più pericolosa. La madre, che conosce bene il territorio, aveva già avuto problemi in passato: è stata detenuta per non aver indossato il velo. “Mai avrei pensato che la situazione degenerasse così”, ha aggiunto Politi, sottolineando che la guerra ha reso impossibile anche le azioni più semplici, come acquistare beni essenziali per il bambino.

Il convoglio partito da Teheran è composto da 24 persone, tra cui il bambino, sua madre e altri italiani o parenti di italiani bloccati nel Paese. Dopo circa nove ore di viaggio su strade rese difficili dai posti di blocco e dall’instabilità generale, il gruppo ha raggiunto Astara, città al confine nord dell’Iran. Da lì è iniziata l’attesa per il passaggio in territorio azero.
Il valico di frontiera ha rappresentato uno degli ostacoli principali: i viaggiatori hanno dovuto affrontare una lunga permanenza in attesa dell’autorizzazione all’ingresso. Una volta varcato il confine, sono stati accolti da rappresentanti dell’Ambasciata italiana a Baku, che hanno fornito supporto e accompagnamento fino all’aeroporto.
Per i primi 34 italiani fuggiti nei giorni scorsi, l’arrivo a Baku ha rappresentato il primo passo verso la liberazione dall’angoscia. Ora, lo stesso vale per questo secondo gruppo, che potrà tornare a respirare in sicurezza lontano dalla minaccia crescente di una guerra dalle dinamiche imprevedibili.
Il ministero degli Esteri ha sottolineato che l’evacuazione è avvenuta in condizioni difficili, ma con il massimo impegno delle istituzioni italiane presenti sul posto. I voli di rientro in Italia saranno organizzati nelle prossime ore, compatibilmente con le disponibilità aeroportuali e le condizioni di sicurezza.
Ora il piccolo e la sua famiglia potranno riabbracciarsi a Parma, dove il padre li aspetta con un mix di sollievo e commozione. “Li aspetto al più presto. Voglio solo tenerli stretti e lasciarmi alle spalle quest’incubo”, ha detto il dottor Politi. Ma il ricordo di quanto accaduto in questi giorni rimarrà a lungo nella memoria di chi ha vissuto sulla propria pelle la paura della guerra.