Vai al contenuto

Italia. Investe il figlio di 18 mesi: non l’hanno condannata. “È una mamma…”

Pubblicato: 20/06/2025 12:33

Un tragico evento avvenuto all’interno delle mura domestiche ha segnato per sempre la vita di una famiglia. Un gesto quotidiano, abituale, si è trasformato in un incubo destinato a lasciare cicatrici profonde e insanabili. Al centro della vicenda una madre, coinvolta in un drammatico incidente che ha cambiato per sempre il destino di suo figlio e il proprio.

Screenshot

Oggi, a distanza di tempo, non è solo la memoria del fatto a pesare, ma anche le implicazioni giuridiche che ne derivano. Le autorità si trovano ora a dover valutare se e come sia giusto che la giustizia intervenga in casi in cui il dolore personale sembra già configurarsi come una condanna irreversibile.

L’incidente nel cortile di casa

Il fatto si è verificato nell’hinterland milanese, nel cortile privato dell’abitazione della donna. Dopo aver avviato il motore della propria automobile, la madre non si sarebbe accorta che dietro il veicolo stava giocando il suo bambino, di appena 18 mesi. In pochi secondi si è consumata la tragedia: la ruota sinistra dell’auto ha colpito il piccolo, schiacciandogli la testa. Il bambino è miracolosamente sopravvissuto, ma ha riportato lesioni permanenti. I soccorsi sono stati tempestivi, ma l’evento ha lasciato segni incancellabili, aprendo un’indagine penale.

Screenshot

La richiesta della Procura e le motivazioni

Di fronte a una madre distrutta, che vive ogni giorno con il peso di un errore irreparabile, la Procura di Milano ha scelto una linea che va oltre il tradizionale approccio punitivo. Secondo i magistrati, un processo rappresenterebbe “una forma di pena contraria al senso di umanità”, in violazione dell’articolo 27 della Costituzione. Per questo, si chiede al giudice per le indagini preliminari di dichiarare la non punibilità per tenuità del fatto, valutando l’archiviazione.

Qualora la richiesta venisse respinta, la Procura è pronta a portare il caso alla Corte Costituzionale, ipotizzando un possibile contrasto tra l’eventuale condanna e il divieto di pene inumane. In sostanza, si sottolinea come la madre stia già vivendo una pena morale senza fine: “una condanna privata senza possibilità di assoluzione”.

Spetterà ora al giudice decidere se procedere con l’archiviazione o avviare un percorso giudiziario che potrebbe trasformare questa vicenda in un delicato caso costituzionale.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 20/06/2025 12:35

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure