
Una visita ufficiale, ma anche un’occasione di forte imbarazzo. È quella che ha visto protagonisti alcuni giocatori della Juventus, accompagnati dal presidente John Elkann, durante un incontro alla Casa Bianca con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il momento, che sulla carta doveva essere un semplice gesto di rappresentanza sportiva, si è presto trasformato in un episodio carico di tensioni, dichiarazioni politiche e critiche pubbliche, sollevando un acceso dibattito in Italia.
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Un incontro sportivo trasformato in palcoscenico politico
Nel cuore dello Studio Ovale, con la delegazione bianconera schierata in piedi dietro la sedia del tycoon, Donald Trump ha monopolizzato la scena. I presenti, tra cui i calciatori Manuel Locatelli e Dusan Vlahovic, si sono trovati ad ascoltare un lungo monologo del leader repubblicano su immigrazione irregolare, politica estera e tensioni in Medio Oriente. Temi ben lontani dal calcio, che hanno messo visibilmente a disagio i rappresentanti della squadra torinese. E il fatto che Trump abbia parlato di guera all’Iran proprio davanti ai bianconeri schierati non è proprio andato giù a molti utenti dei social.
Trump is talking about bombing Iran with the Juventus squad standing in the background. pic.twitter.com/CoaUX4O4hI
— hash (@hashim0307) June 18, 2025
L’unica domanda connessa allo sport è stata quella che più ha spiazzato i presenti: “Fareste giocare una donna nella vostra squadra?”. La risposta incerta dei calciatori ha innervosito Trump, che ha replicato con sarcasmo: “Siete troppo diplomatici”. Un botta e risposta che ha subito fatto il giro dei social, generando critiche e riflessioni sull’opportunità stessa dell’incontro.
Calenda e Lerner tra i primi a criticare
Tra i primi a intervenire nel dibattito c’è stato il leader di Azione, Carlo Calenda, che ha definito la partecipazione della Juventus “umiliante per l’Italia”. Il riferimento, più che alla presenza in sé, sembra essere legato alla passività dimostrata di fronte alle provocazioni di Trump, che ha usato l’incontro per promuovere la propria agenda personale più che per accogliere una squadra sportiva.
Dello stesso tenore anche il commento del giornalista Gad Lerner, noto per le sue posizioni progressiste e per la sua fede calcistica nerazzurra. “Vedo la Juve in visita nello Studio Ovale con Trump e mi sento più interista che mai”, ha scritto su X, prendendo le distanze sia dal politico statunitense che dalla società torinese.

Una Juventus visibilmente a disagio
Dai video circolati online si coglie con chiarezza la tensione che ha accompagnato l’incontro. I giocatori, schierati con compostezza alle spalle di Trump, appaiono rigidi, imbarazzati, spesso con lo sguardo basso. Non è chiaro se la Juventus fosse a conoscenza della natura che avrebbe assunto l’appuntamento istituzionale, ma il risultato finale è stato quello di una delegazione che ha subito passivamente una situazione fuori controllo.
Un siparietto che, invece di promuovere l’immagine del club, ha aperto un fronte di polemiche che coinvolge anche la dirigenza. Il presidente John Elkann, in particolare, è finito al centro della bufera per non aver preso le distanze da temi divisivi e dichiarazioni politiche così accese.
Distanza tra sport e politica sempre più sottile
Quanto accaduto dimostra ancora una volta quanto sia sottile il confine tra sport e politica, soprattutto quando si sceglie di accettare inviti da figure pubbliche polarizzanti come Donald Trump. Una scelta che può trasformarsi in una vetrina complicata, dove il messaggio sportivo si perde tra parole e immagini destinate a dividere.
Se l’intento era quello di costruire un ponte culturale e istituzionale con gli Stati Uniti, il risultato è stato tutt’altro. La Juventus torna da Washington non solo con qualche foto nello Studio Ovale, ma anche con una valanga di critiche e interrogativi sulla gestione dell’immagine pubblica e sull’opportunità di certi incontri in contesti così delicati.
Il video virale, le polemiche politiche e la freddezza dei calciatori hanno trasformato quella che doveva essere una celebrazione sportiva in un caso nazionale. Resta da capire se la Juventus deciderà di chiarire ufficialmente la propria posizione o se sceglierà di far calare il silenzio, sperando che il clamore si spenga con il passare dei giorni.