
Vladimir Putin ha lanciato un messaggio forte dal palco del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, dove ha affrontato con toni decisi sia la situazione economica della Russia sia lo stato del conflitto in Ucraina. Il presidente ha ammesso l’esistenza di timori di stagnazione o recessione, anche da parte del ministro dello Sviluppo Economico, ma ha garantito che “in nessun caso” sarà permesso che questo scenario si realizzi.
Durante la sessione plenaria, Putin ha rilanciato l’idea di un nuovo modello di sviluppo mondiale, in contrapposizione alle regole del “neo-colonialismo” occidentale. Ha denunciato il cosiddetto “miliardo d’oro” – i Paesi più sviluppati – accusandoli di trarre vantaggio economico a scapito del resto del pianeta, e ha riaffermato la necessità di un ordine globale multipolare, dove “tutti trovino accordi e soluzioni”.

Nel suo intervento, il presidente russo ha anche evidenziato il progressivo assottigliamento della distinzione tra economia civile e settore militare, sottolineando come in alcuni Paesi “non esista più alcuna differenza tra i due ambiti”. Un messaggio che suona come un’ulteriore legittimazione al massiccio impiego dell’apparato industriale russo nello sforzo bellico.
Non sono mancati momenti di tensione: “L’uso di una “bomba sporca contro la Russia sarebbe l’ultimo errore” di Kiev, ha infatti precisato Putin. L’uso di una “bomba sporca” contro la Russia “sarebbe un errore colossale da parte di quelli che chiamiamo neonazisti che si trovano oggi sul territorio dell’Ucraina. Forse questo sarebbe il loro ultimo errore”, ha detto Putin, rispondendo a una domanda sulla possibilità che l’Ucraina possa sganciare una “bomba sporca” sul territorio russo.
Sul fronte della guerra in Ucraina, Putin ha dichiarato che l’esercito russo avanza quotidianamente lungo tutta la linea del fronte, e ha ammesso la possibilità di una futura conquista della città di Sumy, anche se non sarebbe un obiettivo primario. Ha però ribadito che Mosca non cerca la capitolazione di Kiev, bensì il riconoscimento delle “realtà sul campo”.
Parole ambigue anche sulla sovranità ucraina: da un lato ha detto che la Russia non mette in discussione l’indipendenza dell’Ucraina, ma dall’altro ha sostenuto che “i russi e gli ucraini sono un unico popolo” e che, “in questo senso, tutta l’Ucraina è nostra“. Una posizione che conferma l’approccio ibrido del Cremlino, tra retorica unificante e mire espansionistiche.

Nonostante l’escalation, è proseguito lo scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca. Entrambe le parti hanno confermato un nuovo round, con l’Ucraina che ha sottolineato il rientro di “difensori gravemente feriti e malati”. Un gesto che lascia intravedere una parvenza di dialogo, pur in un contesto di guerra sempre più brutale.
La giornata ha visto anche un attacco russo su Odessa, con almeno tredici feriti, e la notizia – diffusa da Mosca – della conquista di un altro villaggio nella regione di Kharkiv. La pressione militare si mantiene costante, mentre Putin parla di una strategia volta a creare una “fascia di sicurezza” ai confini.
Sul fronte occidentale, il commissario europeo Valdis Dombrovskis ha ribadito il sostegno finanziario all’Ucraina, aprendo all’idea di utilizzare gli asset russi immobilizzati in Europa. L’Unione Europea sta valutando nuove leve economiche per sostenere Kiev, anche se al momento non è chiaro se si passerà alla gestione diretta degli asset, ipotizzata nei giorni scorsi.
Mentre il conflitto si intensifica, il papa Francesco ha rinnovato l’appello a un “gesto di pace” da parte della Russia, e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen incontrerà il presidente Volodymyr Zelensky all’Aia nei prossimi giorni. Ma al Forum di San Pietroburgo, Putin ha lasciato intendere che la Russia non ha alcuna intenzione di fermarsi.