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Whoopy Goldberg, la provocazione dell’attrice: “Vivere a New York è come vivere a Teheran”

Pubblicato: 20/06/2025 13:57
Whoopy Goldberg New York Teheran

Whoopi Goldberg torna al centro delle polemiche. L’attrice e conduttrice americana ha paragonato pubblicamente la vita negli Stati Uniti a quella in Iran, scatenando un acceso dibattito durante la trasmissione televisiva “The View”. Un confronto che ha immediatamente sollevato critiche e reazioni contrastanti, soprattutto sui social, dove in molti hanno accusato l’attrice di aver banalizzato le violazioni dei diritti umani nei Paesi sotto regime teocratico.
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Scontro in diretta a “The View”

Il momento di tensione è nato nel corso di una discussione tra Whoopi Goldberg e la co-conduttrice Alyssa Farah Griffin, durante una puntata del noto talk show statunitense. Griffin ha ricordato al pubblico le gravi repressioni in Iran, sottolineando che “gli iraniani letteralmente buttano giù i gay dagli edifici” e che Teheran “non rispetta i diritti umani fondamentali né il diritto internazionale”.

Le parole hanno innescato la reazione immediata di Whoopi Goldberg, che ha rilanciato con una frase che ha fatto discutere: “Non facciamolo, perché se iniziamo così, in questo Paese siamo noti per aver legato i gay all’auto”. Un’affermazione pesante, che ha voluto sottolineare come anche negli Stati Uniti ci siano stati, e continuino a esserci secondo l’attrice, episodi di violenza sistemica contro le persone omosessuali e nere.

La replica di Griffin: “Non siamo come l’Iran”

La conduttrice Alyssa Farah Griffin non ha accettato il confronto e ha risposto duramente, difendendo la democrazia americana: “L’anno 2025 negli Stati Uniti non è per niente come se mettessi piede a Teheran indossando questo vestito in questo momento”. Ma la posizione di Goldberg non è cambiata: “Non se sei nero”, ha ribattuto, insistendo sul fatto che negli Stati Uniti di oggi le persone nere subiscono ancora gravi discriminazioni che mettono in dubbio la narrazione di un Paese giusto e libero per tutti.

Le reazioni in rete: tra critiche e solidarietà

Le dichiarazioni di Whoopi Goldberg non sono passate inosservate e hanno generato una forte ondata di polemiche sui social. Da una parte, in molti hanno ritenuto il suo paragone fuori luogo, accusandola di relativizzare situazioni estremamente diverse e di sminuire la gravità delle repressioni in Iran, dove i diritti delle donne, degli omosessuali e delle minoranze etniche e religiose sono costantemente violati da decenni.

Dall’altra parte, alcuni utenti hanno espresso comprensione verso le parole della conduttrice, interpretandole come un tentativo – forse estremo – di denunciare la persistenza di discriminazioni razziali e omofobe anche all’interno delle democrazie occidentali. Secondo questa lettura, Goldberg avrebbe voluto mettere in evidenza che nonostante il progresso formale in termini di diritti civili, la realtà per molti cittadini americani è ancora segnata da esclusione e violenza sistemica.

Diritti umani e retorica televisiva

Il caso sollevato da Whoopi Goldberg evidenzia quanto sia delicato e controverso il terreno della discussione pubblica sui diritti umani. La sua uscita, per molti inopportuna, si inserisce in un clima di crescente polarizzazione, dove anche le voci più autorevoli del mondo dello spettacolo possono diventare bersaglio di critiche o simbolo di battaglie sociali.

Mentre l’Iran continua a essere denunciato dalle organizzazioni internazionali per la sistematica violazione dei diritti civili, soprattutto nei confronti delle donne e delle comunità LGBTQ+, gli Stati Uniti affrontano le proprie ombre: violenze razziali, discriminazioni di genere, disuguaglianze sociali. Tuttavia, equiparare due sistemi così diversi – una democrazia costituzionale e un regime teocratico – ha sollevato interrogativi anche tra chi è sensibile ai temi della giustizia sociale.

La figura pubblica e la responsabilità delle parole

Le affermazioni di Goldberg confermano quanto sia sottile la linea tra la libertà di espressione e la responsabilità mediatica, soprattutto quando a parlare è una figura pubblica di rilievo. Il rischio, secondo molti osservatori, è quello di appiattire le complessità politiche e culturali con semplificazioni che, pur partendo da un intento critico legittimo, possono finire per offendere le vittime delle repressioni più estreme.

La discussione sollevata da Whoopi Goldberg non si chiude dunque con la fine della trasmissione, ma si inserisce in un dibattito più ampio che riguarda il modo in cui il mondo occidentale guarda a se stesso, alle proprie contraddizioni e al rapporto con l’altro. Un confronto aperto, dove ogni parola conta e può lasciare un segno.

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