
Un nuovo capitolo si apre nel caso Yara Gambirasio. Dopo una lunga attesa, finalmente una decisione che potrebbe cambiare le sorti di Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio della giovane. Ora, grazie al via libera sui test del DNA, la difesa ha la possibilità di riesaminare dettagli cruciali per una possibile revisione del processo.

Una svolta attesa da anni
Dopo sei anni di attese e richieste respinte, finalmente il Tribunale di Bergamo ha accettato l’istanza della difesa di Bossetti, concedendo accesso ai materiali scientifici e fotografici fino ad ora inaccessibili. Questo rappresenta un primo passo verso la revisione del processo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, avvenuto nel 2010.
L’accesso ai documenti scientifici è considerato essenziale dalla difesa che punta tutto sulla “potenziale novità della prova”. Adesso, i legali avranno trenta giorni per ottenere documenti cruciali dai Ris di Parma e dalla Polizia scientifica Lombardia, tra cui elettroferogrammi e profili genetici.

Nuovi occhi sui reperti chiave
Tra gli elementi più attesi, spiccano le fotografie ad alta risoluzione degli indumenti di Yara, come slip, leggings e giubbotto, ritrovati nel campo di Chignolo d’Isola. Questi reperti, contenenti DNA misto, sono stati fondamentali nel collegare Bossetti al delitto.
Ora, con l’accesso ai materiali, il genetista Marzio Capra potrà analizzare se ci siano anomalie o nuovi indizi sfuggiti alle analisi precedenti. I difensori sperano in una nuova interpretazione delle prove genetiche.
Il puzzle del DNA
Un altro punto focale sono gli elettroferogrammi, ovvero i grafici che rappresentano i dati genetici. La difesa si concentra sulla traccia 31G20, che collega Bossetti al crimine ma che secondo i legali è stata esaminata in modo parziale.
“È stato chiesto un atto di fede, perché il Dna mitocondriale non combacia”, ha dichiarato l’avvocato Claudio Salvagni. Ora si potrà procedere a una lettura dettagliata di migliaia di tracciati, inclusi i 25mila campioni raccolti durante l’indagine su Ignoto 1.
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Verso una possibile revisione
“Ci abbiamo messo sei anni solo per poter iniziare a lavorare sulla carta”, ha affermato l’avvocato Salvagni. Con i documenti ora a disposizione, il team legale punta a richiedere una revisione del processo che ha condannato Bossetti all’ergastolo. Dal 2014, Bossetti è detenuto a Bollate, professando sempre la sua innocenza.
La difesa insiste che fino ad ora non c’è stato pieno accesso alle prove. Con i nuovi materiali, se emergeranno anomalie significative, il caso potrebbe essere riaperto, offrendo a Bossetti una possibilità concreta di ribaltare la sua condanna.