
Nelle pieghe della quotidianità, nei luoghi che dovrebbero essere rifugi sicuri per i più piccoli, a volte si consumano drammi che scuotono nel profondo intere comunità. Una storia straziante, che ha commosso e indignato l’opinione pubblica, è emersa dopo mesi di indagini, processi e testimonianze. Due figure centrali in questa vicenda – una bambina di appena nove mesi e una giovane donna – sono diventate il simbolo, nel dolore e nella responsabilità, di un sistema che ha mostrato falle profonde.

Il fatto si è consumato nella cittadina di Cheadle Hulme, a sud di Manchester, nel Regno Unito. Genevieve Meehan, neonata di soli nove mesi, ha perso la vita nel giugno 2022 all’interno dell’asilo Tiny Toes Nursery, dove era stata affidata alle cure di Kate Roughley, 37 anni, all’epoca vice responsabile della struttura. La donna è stata ora condannata a 14 anni di carcere per omicidio colposo aggravato, una sentenza che arriva al termine di un processo segnato da immagini e dettagli agghiaccianti.
Un trattamento crudele e irresponsabile
Quel giorno, Genevieve venne legata a faccia in giù su un cuscino per oltre un’ora e mezza, nonostante pianti disperati e chiare difficoltà respiratorie. Le telecamere di sorveglianza, decisive per il verdetto, hanno mostrato la donna mentre trattava la piccola con impazienza, arrivando persino a deriderla, definendola “vile” e cantando in modo beffardo. Nessun controllo, nessuna premura: solo indifferenza e superficialità, in un ambiente dove invece dovrebbe regnare la cura.
Insieme a Roughley è stata indagata e condannata anche una collega, Rebecca Gregory, ritenuta responsabile di gravi negligenze nei confronti di altri bambini affidati alla struttura. Entrambe erano presenti nella stanza al momento dei fatti, con la responsabilità di accudire undici neonati contemporaneamente.
Una famiglia distrutta e una battaglia che continua
I genitori della piccola, Katie Wheeler e David Meehan, hanno deciso di non fermarsi al dolore. Dopo la sentenza, hanno rivolto un appello alle autorità per rendere obbligatorie le telecamere in tutte le strutture per l’infanzia. “Senza quelle immagini, non ci sarebbe stata giustizia”, hanno dichiarato. Il loro obiettivo è evitare che altri genitori vivano l’orrore che loro stessi hanno attraversato.
La vicenda ha aperto un ampio dibattito in tutto il Regno Unito sulla sicurezza degli asili nido. Secondo i dati, negli ultimi cinque anni sono stati segnalati quasi 20.000 incidenti gravi nelle strutture per l’infanzia, con un aumento del 40%. Numeri che, secondo la famiglia Meehan, confermano l’urgenza di un cambiamento profondo.