
Aragoste, bistecche e cene da ristorante stellato nelle mense militari americane. Basta un video per scatenare il sospetto: preparativi per la guerra. In rete si moltiplicano i commenti e le insinuazioni: quei piatti troppo ricchi, serviti in alcune basi statunitensi, sarebbero stati il preludio simbolico dell’attacco contro l’Iran. Una sorta di “ultima cena” prima del conflitto. Ma le cose, come spesso accade, sono più semplici di quanto sembrino.
L’idea si è fatta strada online dopo la pubblicazione di alcune clip su TikTok e Instagram, dove soldati americani mostrano menu insolitamente generosi. Subito, diversi utenti hanno avanzato ipotesi dietrologiche: sarebbe un premio pre-bellico, una concessione “straordinaria” riservata a chi sta per andare al fronte. Una tesi suggestiva, ma che mal si adatta alla realtà delle operazioni militari moderne e soprattutto all’attacco aereo lanciato da Trump contro tre siti nucleari iraniani.
Nessuna conferma ufficiale e video non operativi
A oggi, nessuna fonte ufficiale ha confermato l’esistenza di razioni “speciali” servite in previsione di un’azione bellica. Né il Pentagono né il comando delle forze armate statunitensi hanno commentato la questione. Gli stessi video, analizzati da diversi esperti, mostrano ambienti che poco hanno a che fare con reparti d’élite o forze speciali. Le uniformi indossate dai militari suggeriscono piuttosto ruoli logistici o di supporto, ben lontani dai reparti direttamente coinvolti nei bombardamenti sull’Iran.
A questo si aggiunge un dato operativo: l’attacco americano non ha comportato l’invio di truppe sul campo, ma è stato eseguito con bombardieri strategici B-2, decollati da basi lontane dal teatro mediorientale. Equipaggi altamente selezionati, sottoposti a un regime alimentare controllato e calibrato per garantire efficienza mentale e fisica durante missioni che possono durare oltre 24 ore senza pause. Difficile immaginare bistecche e aragoste prima di un volo con testate ad alta precisione.
Festeggiamenti, non strategie
A dare un’ulteriore spiegazione è il contesto temporale: il 14 giugno si sono celebrati i 250 anni dell’Esercito degli Stati Uniti. Una ricorrenza importante, celebrata in numerose basi con eventi, cerimonie e pasti speciali. In questo senso, la presenza di piatti pregiati sarebbe più coerente con un’iniziativa commemorativa che con un’operazione di guerra.
Nelle basi americane è prassi, in occasioni particolari o nei fine settimana, servire menu più ricchi per migliorare il morale del personale. Una sorta di comfort food che nulla ha a che fare con strategie militari. Il sito Unilad, che ha ripreso la vicenda, sottolinea proprio il legame con i festeggiamenti del 14 giugno e con il normale calendario delle rotazioni.
Il precedente storico che inganna
A rendere virale la teoria è stato anche un richiamo storico. Durante la Prima guerra mondiale, ad esempio, era consuetudine fornire ai soldati in prima linea una razione più sostanziosa prima degli assalti: pane, carne, vino, talvolta persino cioccolato e liquori. Ma l’esercito moderno – e soprattutto l’aviazione strategica – ha cambiato radicalmente approccio. L’alimentazione oggi è parte della performance, non un premio. E l’efficacia viene prima del gusto.
In definitiva, quella delle aragoste “da guerra” sembra una delle tante narrazioni semplificate nate sui social, dove ogni anomalia viene letta come presagio di un evento epocale. Ma i dati e le immagini indicano piuttosto un contesto festivo, non operativo. E se anche fosse stato un gesto simbolico, non c’è alcuna prova che quei piatti siano stati serviti ai piloti che hanno bombardato l’Iran. Solo suggestione, e forse anche un po’ di invidia davanti a un pasto che – in tempi di crisi – appare troppo buono per essere vero.