
GENOVA – È morto Francesco Pazienza, l’ex agente del Sismi e faccendiere al centro di alcuni tra i più oscuri misteri della Repubblica. Aveva 79 anni. Si è spento all’ospedale di Sarzana, in provincia di La Spezia, dove era ricoverato da alcuni giorni. Da tempo viveva in una villa affacciata sul Golfo dei Poeti, a Lerici, dove si era ritirato dopo decenni trascorsi nei sotterranei del potere.
L’uomo che conosceva i segreti della Repubblica
Pochi personaggi come Pazienza hanno incarnato l’ambiguità del rapporto tra intelligence, politica e finanza deviata nell’Italia degli anni di piombo e oltre. Ufficialmente consulente del Servizio segreto militare, in realtà figura chiave nelle operazioni più opache dell’intelligence, fu coinvolto – o citato – in tutte le principali inchieste sulla zona grigia del potere italiano: dalla P2 alla strage di Bologna, dal Banco Ambrosiano al caso Orlandi, fino al ruolo nell’oscura trattativa che portò al rilascio dell’assessore Ciro Cirillo, rapito dalle Brigate Rosse.
Da Gelli al Vaticano, un intreccio indecifrabile
Pazienza è stato una figura borderline, capace di muoversi tra massoneria, terrorismo internazionale e curia vaticana, fino a stringere rapporti con il lupo grigio Ali Ağca, l’attentatore di Giovanni Paolo II. Il suo nome ricorre come un’eco in quasi tutti i dossier più scottanti degli ultimi cinquant’anni. Sempre defilato, mai del tutto fuori. Sempre presente.
Una morte silenziosa, come la sua ritirata
Da tempo lontano dalle cronache, Pazienza aveva scelto il silenzio come ultima forma di controllo. Viveva appartato, in una villa circondata dal verde e dal mare, mentre i suoi dossier – reali o presunti – continuavano a inquietare chi conosce i retroscena della storia italiana. Ora che è morto, resteranno probabilmente irrisolti molti degli interrogativi che portano il suo nome. E forse è proprio questo il suo lascito: il mistero come forma di potere.